Rimini è la provincia più giovane della Romagna, Ravenna la più anziana: l'indagine di Legacoop
Più giovane in riviera, più anziana nell’entroterra e nelle città, ma il dato che emerge per primo è che la Romagna invecchia più della media regionale e nazionale. La palma della provincia più giovane va a Rimini, con il 12,51% nella fascia 0-14 anni e il 23,64% di over 65. La provincia con i capelli più grigi è Ravenna: 12,03% di under 14 e 25,72% di anziani. In mezzo c’è Forlì-Cesena con il 24,85% di “senior” e il 12,48% di bambini e teenager, ma il distretto del Rubicone e della costa contribuisce notevolmente ad abbassare il dato generale. In tutti i casi la fascia di popolazione attiva in fase lavorativa si restringe in modo preoccupante. Questi alcuni dei dati riferiti al 2022 elaborati dal Centro Studi di Legacoop e Federcoop Romagna che saranno presentati giovedì 28 aprile nel corso del convegno “Demografia e qualità della vita”, in programma dalle 9.30 a Cesena Fiera. Chiamati a discutere con le cooperative i Sindaci dei Comuni capoluogo: Enzo Lattuca (Cesena), Gian Luca Zattini (Forlì), Michele de Pascale (Ravenna) e Jamil Sadegholvaad (Rimini).
Tutti i settori economici sono toccati dai cambiamenti in atto: produzione, commercio, servizi, agroalimentare. Comparti che Legacoop Romagna rappresenta in modo diffuso con circa 380 imprese associate nelle province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini, un valore della produzione di oltre 6 miliardi di euro, oltre 300mila soci (incluse tutte le tipologie di soci: lavoratori, produttori, consumatori) e circa 24mila lavoratori. Nel corso del convegno porteranno il loro contributo Mario Cifiello, presidente di Coop Alleanza 3.0, Valentino Colantuono, direttore operativo CIA-Conad, Lorenzo Cottignoli, presidente Assicoop Romagna Futura, Linda Errani, direttrice generale Zerocento, Ernesto Fornari, direttore generale Apofruit, Renata Mantovani, presidente CAD, Davide Missiroli, Direttore Generale Coop Trasporti Riolo Terme e Cristian Tamagnini, presidente coop Cento Fiori.
Romina Maresi, vicepresidente di Legacoop Romagna, modererà il dibattito, che si concluderà con le considerazioni finali del presidente Paolo Lucchi.
«Nel breve periodo — dice Paolo Lucchi, presidente di Legacoop Romagna — la questione più sentita dalle imprese di tutti i settori è la carenza di personale e certamente le soluzioni offerte finora a livello centrale — dall’abolizione del reddito di cittadinanza al supporto alle nascite — sono quantomeno parziali, frutto di un’analisi troppo datata e che non tiene conto della realtà attuale dei fatti e, soprattutto, di un cambiamento che ha già cambiato profondamente la nostra società. Le imprese cooperative romagnole sono già in una fase in cui sono costrette, in molti casi, a limitare la propria offerta, perdendo opportunità di mercato, perché non riescono a partecipare a gare e ad attivare nuovi servizi, a causa della mancanza di personale. Bisogna prenderne atto e riorganizzare la rete dei servizi pubblici e privati. Punto. Anche per questo abbiamo organizzato il convegno, perché a livello locale crediamo sia urgente interrogarsi su questi temi da parte di imprese e istituzioni, per una nuova programmazione economica e sociale e nuovi investimenti, basati su una visione di area vasta».
«Il problema dell’invecchiamento della popolazione e del crollo delle nascite — spiega Simona Benedetti, responsabile del Centro Studi di Legacoop Romagna — è comune a tutto il Paese. In Romagna, territorio caratterizzato da un alto livello di servizi, da un’economia forte e da un tessuto sociale ancora coeso, assume caratteristiche che meritano un approfondimento specifico. L’impatto del cambiamento demografico sul sistema imprenditoriale richiede sicuramente modifiche organizzative e cambiamenti dei processi produttivi, ma, parallelamente, diventano sempre più urgenti anche misure strutturali e istituzionali di contrasto alla denatalità e di supporto alla non autosufficienza. Dobbiamo tenere conto di cambiamenti decisi nell’equilibrio del mercato del lavoro, in cui la domanda supera ormai da tempo l’offerta, ma anche di nuovi approcci ai consumi da parte delle famiglie. Serve condividere una nuova visione di società e concertare una nuova programmazione di servizi e attività per le nostre comunità».