Pugno in faccia e dente rotto alla figlia piccola: chiesta condanna per maltrattamenti del padre 40enne

Cesena
  • 18 ottobre 2025

Sposati con tre figli ancora tutti minorenni tra i 10 ed i 14 anni. L’amore tra babbo e mamma finisce e la coppia si separa. Da divorziati, alla fine dello scorso anno, scatta la denuncia: «Ci maltratta da 15 anni». Un’accusa che ieri, per un 40enne residente nella Valle del Rubicone, è diventata parte culminante di un processo con rito abbreviato arrivato all’esame del gup Elisabetta Giorgi.

A scatenare le ire dell’ex moglie è stato un episodio, avvenuto durante il 2024, quando i due erano già divorziati, dopo una separazione che era partita a cavallo del 2017.

Una delle figlie della coppia sta trascorrendo la sua giornata in compagnia del padre, a una festa parrocchiale. Il babbo gli scatta una foto con lo smartphone, ma lei non vuole essere fotografata. Tra i due s’accende un diverbio. Poi, a casa, la madre riceve una telefonata dalla figlia. «Abbiamo litigato e lui mi ha dato uno schiaffone ed un pugno. Mi ha fatto cadere un dente. Io dal babbo, in queste condizioni, non voglio più starci» è il succo del messaggio.

La donna, difesa dall’avvocato Mauro Paruscio, a quel punto deve aver ritenuto colma la misura. Così ha sporto denuncia, spiegando di essere stata maltrattata, lei ed i figli, per un periodo lungo 15 anni, da un padre e marito rigido e violento nei comportamenti, fino ad arrivare agli alimenti non sempre pagati dall’uomo in fase di separazione e divorzio. Al 40enne lo scorso dicembre era stato applicato dal gip il braccialetto elettronico (poi rimosso nel mese di marzo su richiesta dei suoi difensori). Con l’ordine tassativo di tenersi lontano da tutta la sua ex famiglia, perché sospettato dei maltrattamenti denunciati dalla ex moglie.

Nel corso delle indagini sono state ascoltati anche i figli e le figlie della coppia, in audizione protetta: hanno descritto le dinamiche familiari dei genitori e anche l’episodio dell’aggressione fisica dopo la festa parrocchiale.

«L’imputazione va circoscritta nel tempo ai periodi dopo il 2017, quando sono iniziati gli attriti più stringenti legali alla separazione», ha spiegato al gup il pm Federica Messina. Accusa che ha chiesto un anno di reclusione per l’uomo e richiesta di condanna, ancora senza una quantificazione economica di risarcimento danni, sostenuta anche dalla parte civile.

Gli avvocati Pamela Fragorzi e Roberto Motta, che difendono l’imputato, hanno portato al giudice un congruo numero di indagini difensive, che tendono ad escludere completamente un comportamento quindicennale di maltrattamenti da parte dell’uomo. Per una sentenza che il gup leggerà nel mese di novembre.

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