Per Cristina Golinucci un nuovo testimone e ricerche del corpo nei boschi

Ripartirà dalla vasta zona boschiva che circonda l’abitato di Montepetra di Sogliano la caccia a ciò che resta delle spoglie mortali di Cristina Golinucci: scomparsa 32 anni fa dal parcheggio dei frati cappuccini di Cesena. L’ultima testimonianza sul caso arrivata a fine agosto telefonicamente all’avvocato che tutela la famiglia della 21enne di Ronta (Barbara Iannuccelli) ha fatto si che sia stata già inoltrata al Tribunale una formale richiesta di rinvio dell’udienza per l’opposizione alla (nuova) archiviazione del caso: datata ad ora fissata al prossimo 26 settembre.
La richiesta formulata dall’avvocato Iannuccelli e dall’avvocato Nicodemo Gentile di Penelope (per conto della madre di Cristina Marisa Degli Angeli e di sua Sorella Stefania Golinucci) è volta ad attendere che una nuova testimonianza sia acquisita dalle forze dell’ordine che si occupano del caso per conto della Procura di Forlì (pm Laura Brunelli). Con sul piatto una indicazione appena giunta su dove si possano trovare i resti del corpo di Cristina, tentando anche di individuarli sia pur dopo tanto tempo.

La segnalazione
A fine agosto il telefono dell’avvocato Iannuccelli ha squillato durante le vacanze al mare del legale. Dall’altra parte della linea la voce di una donna mercatese che ha raccontato all’avvocato una storia shock.
«Mio padre - ora 87enne - nel periodo della scomparsa di Cristina ha più volte visto un frate ed una ragazza posteggiare un’ auto ed avviarsi verso una zona boschiva che lui conosceva molto bene».
Sul momento l’uomo, all’epoca residente a Montepetra e che in quelle parti di bosco cercava sempre funghi ed asparagi selvatici, non aveva mai pesato come di stravagante o strana quella scena. Infondo, senza voler pensare nulla di male, un frate ed una ragazza potevano tranquillamente essere appassionati di gite tra i boschi. E camminare tra la vegetazione senza saio (ogni volta il frate se lo toglieva restando con abiti ordinari prima di incamminarsi) era sicuramente più agevole che rischiare di impigliare l’abito talare nella vegetazione.
«Mio padre ora mi racconta di non aver più visto quelle due persone da quando, qualche tempo dopo, un suo conoscente sempre di Montepetra (purtroppo morto un annetto fa e non più utile alle indagini, ndr) gli aveva riferito di non recarsi più “per il momento” in quella parte di boschi. Perché lui andandoci vi aveva trovato due sacchi neri depositati tra la vegetazione, sacchi dell’immondizia che emanavano un fortissimo cattivo odore».
Fino ad oggi, quando l’87enne ha sentito nuovamente parlare della vicenda di Cristina Golinucci, l’87enne non aveva mai associato quei “sacchi maleodoranti” ad un mistero potenzialmente irrisolto. Il suo conoscente infatti gli aveva anche riferito di aver segnalato la presenza di quei sacchi neri puzzolenti ai carabinieri di Sogliano. Quindi l’87enne ora residente a Mercato Saraceno a casa di sua figlia, ha sempre ritenuto che quella segnalazione fosse stata vagliata dai militari dell’arma e che in qualche maniera la vicenda si fosse “chiusa lì”.

Il frate e la ragazza
«Oggi sappiamo tante cose che invece all’epoca non si sapevano - spiega l’avvocato Iannuccelli - È ormai assodato dalle indagini ultime che Cristina poco prima di scomparire fosse stata vista parlare in maniera emotivamente coinvolgente (piangeva) e concitatamente, con “una persona” al parcheggio dei Cappuccini. E che quella persona fosse padre Renato (al secolo Domenico Nigi) per 18 anni a Cesena come vicesegretario provinciale per le vocazioni dei frati, con all’interno dell’ordine dei Cappuccini anche dei parenti inseriti ad alti livelli nella congregazione. Un frate che dopo tanti anni al convento di Cesena proprio nei primissimi mesi del 1993 fu trasferito altrove».
Padre Renato ora è morto. Ma lo stesso Emanuel Boke, il sudafricano ospite al convento in quei giorni del settembre 1992, da sempre primo dei sospettati della scomparsa e della morte di Cristina, aveva indicato in interrogatori ed intercettazioni come la persona che parlava con “la ragazza” nel parcheggio. Una Cristina Golinucci commossa e piangente. Che da quel momento nessuno ha mai più visto.
Indagini e ricerche nei boschi
Cosa c’entra padre Renato con la scomparsa e la morte di Cristina? Erano lui e Cristina Golinucci a recarsi nei boschi di Montepetra? Cosa c’era dentro quei sacchi neri maleodoranti?.
Sono le nuove risposte che ora i legali di Cristina Golinucci cercano dalle indagini. «Sicuramente se la presenza di sacchi neri putrescenti era stata effettivamente segnalata ai carabinieri questo potrebbe emergere dai loro archivi».
Altrettanto certamente già in questi giorni i militari che si occupano della scomparsa di Cristina Golinucci andranno “a visitare” l’87enne mercatese per raccogliere la sua testimonianza. Rintracciare Emanuel Boke (scomparso in Francia da anni) e chiedergli di nuovo conto di quella scena vista al convento, resta una priorità nella richiesta di opposizione all’archiviazione del caso formulata dagli avvocati di Cristina Golinucci. Richiesta cui ora l’avvocato Iannuccelli spera di poter aggiungere altro.
Aspettando una eventuale nuova data di udienza, e l’audizione dell’87enne su quanto ha visto e sentito attorno ai boschi di Montepetra, tra gli intenti dei difensori di Cristina c’è anche quello di poter organizzare una battuta di ricerca con cani molecolari e georadar anche nelle boscaglie della piccola frazione soglianese. In 32 anni sarà la prima volta che il corpo ed i resti di Cristina Golinucci verranno fisicamente cercati in luoghi lontani dal convento dei frati cappuccini di Cesena.