«Ripartire a Cesena dopo il fallimento? Traumatico ma pure molto bello»

CESENA. In campo comanda Davide Biondini, dall’alto delle sue 350 partite tonde in serie A. Fuori dal campo, però, c’è chi detiene il primato assoluto di presenze nella massima serie: Francesco Antonioli, che ha chiuso a quota 411. Ufficialmente vice di Beppe Angelini («ma solo perché sono l’unico che ha il patentino e può andare in panchina»), “Batman” ha accettato di allenare i portieri anche due gradini più in basso.

Antonioli, come è stato per lei ricominciare dopo il fallimento?

«E’ stato traumatico, perché è un altro mondo, ma anche molto bello, perché evidentemente non sono stato dimenticato».

Torniamo un attimo indietro: 18 maggio, il Cesena batte la Cremonese e festeggia. Poi?

«Poi a Castori viene offerto il prolungamento e subito dopo vengo chiamato in sede anche io: mi viene proposto un triennale, che accetto, anche se non c’erano i moduli per firmare».

Quindi lei non si aspettava che scoppiasse l’inferno?

«No, ero tranquillissimo, come tutti. Invece ho vissuto giornate bruttissime. Nessuno ci ha mai detto nulla, è stato un travaglio infinito che mi ha molto deluso».

Quando il Cesena è fallito cosa ha pensato?

«Beh, ormai mi ero messo l’anima in pace ed ero contento che si potesse ricominciasse da zero».

Da chi ha ricevuto la prima telefonata del nuovo corso?

«Una persona, che non voglio svelare, mi ha messo in contatto con Lorenzo Lelli, al quale ho dato la mia disponibilità. La categoria non mi interessava».

Come è stato l’impatto con il nuovo mondo?

«Ogni giorno arrivavano giocatori nuovi, anche a livello organizzativo all’inizio non c’erano certezze e cambiare mentalità non è stato facile. Però l’entusiasmo ha messo tutti d’accordo».

Si aspettava di trovare De Feudis e Biondini?

«Appena ho letto i loro nomi, ero sicuro che avrebbero accettato. Hanno carisma, sanno coinvolgere i ragazzi, sono i primi a mettersi in discussione. Beppe mi dà del tu, il Biondo all’inizio mi dava del lei. Gli ho detto di non scherzare e di chiamarmi “Anto”».

Dalla B alla D cosa cambia, per lei, a livello professionale?

«Nulla. Con Fulignati o Sarini mi approccio allo stesso modo, il modo di lavorare è praticamente lo stesso».

Ci descrive i portieri che allena? Partiamo da Sarini.

«Deve migliorare nella lettura delle traiettorie. E’ molto bravo con i piedi ma a volte ne approfitta troppo. Tra i pali è affidabile».

West Astuti.

«Quando è venuto in prova pensavo fosse molto indietro, anche perché la scuola australiana non ha grandi tradizioni. Invece è molto avanti. E’ bravissimo con i piedi e nelle uscite alte, tra i pali è abbastanza reattivo».

Shala.

«Lo devo vedere in campo, perché sta facendo riabilitazione dopo l’operazione al menisco. Fisicamente è un bell’armadio».

Perugini.

«Per ora è in prova: è un 2001 sveglio, bravo con i piedi, sta bene in porta. Fisicamente mi assomiglia. Lo alleneremo e valuteremo».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui