Il processo Carisp Cesena avviato verso la requisitoria d’accusa

Cesena

CESENA. Un teste della difesa, due sindaci revisori ed un amministratore della Cassa di Risparmio di Cesena finita alla sbarra. Sono stati i protagonisti ieri in veste di testimoni, dell’udienza del processo nell’aula di Tribunale dei giudici Giovanni Trerè, Dora Zambelli e Marco De leva.

Sul piatto delle testimonianze sempre e soprattutto ciò che più interessa a difensori e parti civili: cioè i milioni di euro di crediti deteriorati derivanti dal crack Isoldi e la loro catalogazione dopo le verifiche di Bankitalia.

Da una parte gli imputati le cui difese con le loro domande tendono a sostenere che i milioni fossero stati correttamente accantonati dalla Carisp sotto forma di un fondo generico di rischio.

Dall’altra parte le centinaia di parti civili la cui tesi è invece soprattutto incentrata su come gli stessi numeri sarebbero dovuti invece essere messi in luce a bilancio come portafoglio crediti e quindi catalogati come “sofferenze”.

Il processo è sempre quello in cui gli imputati sono stati chiamati a rispondere di falso in bilancio (relativamente al consolidato del 2012) e ostacolo alla vigilanza. I protagonisti sono tanti: non solo gli imputati (a partire da Germano Lucchi, in qualità del presidente dell’allora cda, e poi Giovanni Maria Boldrini, Francesco Carugati, Pier Angelo Giannessi, Mario Riciputi, e Giovanni Tampieri, membri del cda, Vincenzo Minzoni e Luigi Zacchini, rispettivamente presidente e membro del collegio sindacale, e il direttore generale Adriano Gentili), ma anche più di 600 parti civili che si sono costituite, con in prima linea i vecchi azionisti. Sia privati cittadini che fondazioni.

Il prossimo 5 novembre l’udienza entrerà in una fase determinante verso la sentenza di primo grado. Si capirà se per l’accusa le soglie percentuali di conteggio siano state superate per portare a condanne per falso in bilancio gli imputati oppure no. Nella prossima udienza il Pm Francesca Rago terrà la sua requisitoria. E chiederà le pene che ritiene giusto vengano comminate ai vari imputati. O se per loro (o qualcuno di loro) debba essere invece letta una sentenza di assoluzione.

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