Prova ad adescare alunna di 13 anni davanti alla fermata dello scuolabus

Cesena

CESENA. Stava aspettando, come ogni mattina, lo scuolabus per raggiungere la media numero 7, vicino all’ippodromo, dove frequenta la classe terza. Di solito in quella fermata a San Cristoforo assieme a lei c’è un’amica. Ma non ieri mattina, perché era in gita. Erano passate da poco le 7, quando è stata accostata da un’auto. Sulle prime la ragazzina ha pensato che il conducente volesse chiedere un’informazione. Invece è iniziata una conversazione da brividi, che l’ha impietrita. E che fa pensare a uno spregevole adescamento sessuale, fortunatamente fallito.

L’adescamento

L’uomo al volante di quella che l’alunna ha descritto come una vettura di colore scuro, «simile a un carro da morto», e quindi presumibilmente una station wagon, ha iniziato a dirle di avvicinarsi. «Vieni qui, non avere paura - ha iniziato a dire l’uomo, che dalla parlata sembrava italiano - Facciamo amicizia. Voglio solo fare un gioco». La ragazzina, che non ha ancora compiuto 14 anni, è stata ben educata dalla famiglia, che si è raccomandata di non dare confidenza agli estranei. Non ha quindi risposto agli inviti. Anzi, si è voltata, dando le spalle a quello sconosciuto che la stava importunando. Lui, però, ha continuato a insistere per qualche minuto. «Forse tre o quattro», ha raccontato lei alla mamma, dopo che l’incubo è finito. E proprio la madre ha deciso di rendere pubblico quanto accaduto, non solo avvisando i carabinieri, ma raccontando quanto le ha riferito la figlia. La notizia è stata fatta circolare anche sui social, seminando preoccupazioni fra tanti genitori. L’intento - ha spiegato la donna alla redazione del “Corriere” di Cesena, che l’ha contattata al telefono - è quello di «mettere tutti in guardia». Perché «più ci penso e più mi accorgo della gravità di quello che è accaduto».

La fine dell’incubo

Tornando a quei brutti momenti, vissuti a meno di 200 metri dalla propria abitazione, la studentessa ha confidato di essere rimasta paralizzata dalla paura. Perciò non è riuscita neppure ad avere la lucidità di usare il telefonino per chiedere aiuto. Temeva che l’uomo l’avrebbe afferrata e trascinata dentro l’auto. L’unica reazione che ha avuto è stata quella di dire «smetti di parlare» a quella voce che sentiva dietro di sé. Solo quando alle 7.10 è arrivato lo scuolabus e si è girata, ha potuto tirare un respiro di sollievo, vedendo che la vettura si era allontanata. A quel punto, una volta salita sul mezzo pubblico, al sicuro, ha chiamato con il cellulare la mamma, raccontandole quello che le era capitato.

Episodio grave e allarmante

In casi del genere è sempre bene segnalare tutto alle forze dell’ordine il più tempestivamente possibile. E così è stato fatto. Anche se l’utilità è più che altro a livello preventivo. Infatti, paradossalmente, anche se si identificano gli adescatori, finché le cose rimangono a livello verbale, senza essere esplicitate in modi chiari e pesanti, è difficile perseguirli sul piano penale. Resta il fatto che anche una molestia del genere è spregevole e non va sottovalutata.

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