Sequestri per 11 milioni

Cesena

CESENA. Sequestrati conti bancari ed immobili per un valore che sfiora 11 milioni di euro a sei delle sette persone accusate di essersi procurati indebiti risparmi e di avere creato fondi neri. Reati commessi attraverso raggiri contabili ed amministrativi, a discapito delle casse della A.C. Cesena.

A partire dalla prima mattinata di ieri, la Guardia di Finanza di Cesena, su disposizione del procuratore della Repubblica di Forlì, Sergio Sottani, ha iniziato a sigillare abitazioni, uffici e terreni e a congelare conti bancari, depositi titoli e contenuti di cassette di sicurezza di sei personaggi molto noti inguaiati nell’operazione “Ippocampo”.

Si tratta di Igor Campedelli, Potito Trovato, Coclite Mastrorazio, Luca Leoni, Luca Mancini e Maurizio Marin. A queste persone fisiche vanno poi aggiunte tre società: la A.C. Cesena Spa e Villa Turi Srl e Double T Srl, realtà immobiliari in mano a Potito Trovato, attraverso le quali sarebbero state emesse le fatture false.

Il decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca ed eseguito dagli uomini delle Fiamme Gialle è stato emesso dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Forlì, Luisa Del Bianco.

Dei sette indagati, che gli inquirenti hanno passato ai raggi x per quasi due anni, fino allo scorso novembre, quando hanno formalizzato a loro carico gravi ipotesi di reato, solo l’attuale presidente della società bianconera, Giorgio Lugaresi, non è stato toccato dai sequestri scattati ieri. A riprova che la sua posizione è decisamente più leggera e marginale rispetto a quella delle altre persone toccate dall’indagine. Anche lui deve rispondere di accuse precise, ma circoscritte al fatto che ha firmato la dichiarazione dei redditi dove comparivano le operazioni ereditate dalla precedente gestione targata Campedelli, che sono state poi ritenute illegali. Insomma, nel suo caso, non sono state ravvisate sottrazioni di denaro a danno del club del Cavalluccio e la sottoscrizione di quella dichiarazione dei redditi è stato quasi un atto “dovuto” (anche se censurabile sul piano penale), perché altrimenti l’A.C. Cesena sarebbe fallita.

Per quel che riguarda invece il sodalizio tra l’ex presidente Igor Campedelli, tre imprenditori e due commercialisti cesenati, gli addebiti sono sono più gravi: gli investigatori sono giunti alla conclusione che, abusando delle loro specifiche posizioni “di fiducia” e del fatto di ricoprire alti incarichi dirigenziali all’interno del club calcistico, hanno predisposto ed utilizzato documenti falsi per trarre vantaggi a spese dell’A.C. Cesena. Sono quindi chiamati a rispondere di una sfilza di reati: emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, omesso versamento dell’Iva, simulazione di reato, appropriazione indebita, riciclaggio e falso in bilancio.

E’ in questo quadro che si è giunti ai sequestri di ieri, per un importo equivalente del prezzo o profitto dei reati ascritti a ciascun imputato. Questa misura è stata adottata al fine di scongiurare il rischio che gli imputati, consapevoli del procedimento pendente a loro carico (visto anche che hanno già ricevuto l’avviso di conclusione indagini), si possano spogliare delle loro proprietà mobiliari e immobiliari. Una mossa che in situazioni del genere non è infrequente per sottrarsi alla successiva azione di riscossione dei tributi erariali e alle sanzioni che ci si aspetta di vedersi rifilare dall’amministrazione finanziaria. La confisca per equivalente - questa la denominazione del provvedimento ablativo attuato ieri - investe in pratica somme di denaro, beni o altre utilità di cui il reo abbia la disponibilità per un valore corrispondente al prezzo, al prodotto e al profitto del reato, previsto per talune fattispecie criminose e mira ad impedire che chi si macchia di certi crimini possa assicurarsi i proventi dell’attività delittuosa.

I beni messi sotto sequestro all’A.C. Cesena sono quelli che hanno il valore maggiore (3 milioni e 600 mila euro) all’interno del monte complessivo su cui si è intervenuti. Tra i singoli che sono stati colpiti, Trovato è stato invece quello che ha subìto il sequestro più sostanzioso (2 milioni e 900 mila euro). A seguire, Marini (1,5 milioni), Mancini (1,2 milioni), Campedelli (733 mila euro), il pescarese Mastrorazio (350 mila euro) e Leoni (150 mila euro).

In tutto, i rapporti bancari che sono stati “sigillati” sono distribuiti in 44 banche nazionali e consistono in 65 conti correnti, 34 depositi titoli e il contenuto di 6 cassette di sicurezza. Sul versante immobiliare, sono stati “blindati” dai finanzieri 19 fabbricati (non solo case, ma anche rimesse auto, uffici e studi) a Cesena, Savignano, Cervia, Rimini e Milano e 14 terreni, tutti a Cesena. Passando alla parte finanziaria, sono state sequestrate 29 quote societarie, per un importo 144.166 euro: sono relative a 27 società con sede a Cesena, Gatteo, Riccione, Poggio Torriana, Lugo, Pescara, Roma e Milano. Completa il quadro un’autovettura.

Tirando le somme, il valore complessivo è pari a 10 milioni e 915 mila euro.

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