Neppure il carcere preventivo ha placato “il terrore” dell’ospedale di Cesena

Cesena
  • 04 luglio 2025

Neppure il carcere per ora pare aver placato l’animo e il comportamento di N.M, il 31enne che ha messo a soqquadro in più occasioni l’ospedale Maurizio Bufalini di Cesena e che è stato arrestato due volte nell’ultimo periodo, una delle quali dopo una rocambolesca fuga terminata a colpi di taser sui tetti delle abitazioni di Villa Casone.

Per quell’arresto ieri si è svolta la direttissima. Dopo aver preso a calci un’infermiera, essere stato arrestato per minacce con un collo di bottiglia rotto in fuga dall’ospedale in direzione dei giardini Savelli, ora il 31enne è in cella dopo aver danneggiato il circolo Acli di Ruffio (zona dove viveva in giacigli di fortuna a terra, pur essendo vicino all’abitazione di alcuni suoi parenti esasperati che di lui non vogliono saper nulla) ed essere scappato rifugiandosi, armato di pinze e tenaglie, sui tetti delle abitazioni di Villa Casone tenendo sotto scacco per ore Polizia, ambulanza e vigili del fuoco, nel tentativo di bloccarlo e di farlo desistere dagli atti violenti nei confronti dei passanti.

Il giudice Ramona Bizzarri convalidando l’arresto ha sancito che debba attendere in cella il giudizio. Lui, in carcere a Rimini, negli ultimi giorni si è reso protagonista di nuove violenze e danneggiamenti tali da costringere il personale medico carcerario a un ricovero nell’ala sanitaria interna al carcere. Di fatto la prognosi e le cure che i medici hanno al momento sancito come necessarie gli avevano certificato un “legittimo impedimento” a comparire in udienza. L’uomo, difeso dall’avvocato Francesca Versari, è poi rimasto in cella anche ieri. In stato di agitazione costante, ha chiarito di voler presenziare al processo. Ma non ha consentito la sua traduzione in tribunale. Così il rito direttissimo di giudizio (in abbreviato) è stato nuovamente posticipato. A metà mese il processo si celebrerà con videocollegamento dal carcere, per consentire il regolare svolgimento dell’udienza senza la necessità di dover spostare dalla casa circondariale di Rimini l’imputato.

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