Moda, allarme Confartigianato Cesena: «Fase estremamente critica»

Cesena
  • 23 ottobre 2025

CESENA. «La moda italiana e territoriale nel Cesenate e in provincia di Forli-Cesena attraversa una fase ancora estremamente critica. L’analisi degli ultimi dati congiunturali elaborata dall’Ufficio Studi di Confartigianato in raccordo col territorio delinea un quadro allarmante. Nei primi otto mesi del 2025 la produzione nel tessile abbigliamento e pelli scende del 6,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, una caduta di oltre cinque punti più ampia rispetto dia della manifattura italiana (-1,4%). Anche il mese di agosto conferma la tendenza negativa con un calo dell’1,9% su base annua. Il punto sulla congiuntura nel settore della moda è stato elaborato dall’Ufficio Studi di Confartigianato». A lanciare l’allarme è Confartigianato Cesena.

«L’export diminuisce mentre cresce la concorrenza extra-UE - aggiunge il Gruppo di Presidenza (Daniele Pedduzza, Stefano Soldati e Fulvia Fabbri) -. Le esportazioni di prodotti del tessile, abbigliamento e pelli scendono del 3,4% nei primi otto mesi del 2025 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, a fronte del +2,6% della media della manifattura. L’import di prodotti tessile, abbigliamento e pelli aumenta del +3,4% nei primi otto mesi del 2025 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, combinazione di una flessione del 2,0% dai paesi UE e di un aumento dell’8,2% dai paesi extra UE, con una crescita a doppia cifra (+11,8%) dell’import dalla Cina, che rappresenta circa un terzo (34,3%) delle importazioni extra UE della moda. Il prezzo sociale della crisi è alto. Nel secondo trimestre del 2025 si sono registrate 1.035 cessazioni di imprese del tessile abbigliamento e pelli, di cui 843 sono relative a chiusure di imprese artigiane: nel trimestre in esame il settore ha visto chiudere 11 imprese al giorno, di cui 9 sono imprese artigiane».

«Dopo un biennio di elevata inflazione - aggiunge il Gruppo di Presidenza Confartigianati Ceseba - i consumatori sono più sensibili ai prezzi, mentre si alza la propensione al risparmio a fronte di una elevata incertezza. La transizione green induce una maggiore circolarità dei beni di consumo. La quota della moda sugli scambi globali si è sensibilmente ridotta. Inoltre, pesano i dazi, a cui fa fronte il robusto posizionamento qualitativo del made in Italy della moda. Oltre alla frenata dell’export negli Stati Uniti determinata dai dazi, le vendite del made in Italy della moda potrebbero risentire del dirottamento verso altri mercati di prodotti di moda cinesi precedentemente diretti negli Stati Uniti. Inoltre, è bassa la probabilità che i prodotti della moda italiana possano sostituire quelli cinesi su mercato statunitense».

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