Lavoratori in lotta a Cesena e Forlì: incontro dal prefetto con due nuovi attori e un assente, resta lo stallo

Una presenza nuova, una “di peso” e un’assenza paralizzante hanno caratterizzato l’incontro di ieri in Prefettura per cercare una via d’uscita dalla vertenza che coinvolge la ditta “Sofalegname”, suoi lavoratori, sostenuti dal sindacato Sudd Cobas, e la società “Gruppo 8”, in veste di committente dell’azienda che opera nel settore del divano imbottito.

Due volti nuovi e un’assenza

La novità attorno al Tavolo convocato dal prefetto Rinaldo Argentieri è stata la presenza dell’assessore alla Legalità del Comune di Cesena, Luca Ferrini, in quanto al picchetto degli operai alla fabbrica a Forlì, in via Gramadora, si è aggiunto da una settimana un presidio sindacale accanto al capannone a Calisese, in via Cavecchia. Lì sarebbero infatti state spostate alcune delle lavorazioni forlivesei, di cui si occuperebbe una Srl cinese già finita nei guai, nello scorso mese di novembre, per l’impiego di 20 lavoratori in nero e sfruttati. La partecipazione all’incontro di grande rilievo politico-istituzionale è stata quella dell’assessore regionale alla Sicurezza e legalità del lavoro, Giovanni Paglia. L’assenza, che ha finito per rendere impossibile superare lo stallo, è stata quella del “Gruppo 8”. Come aveva anticipato, ha disertato l’incontro, pretendendo come condizione per esserci la sospensione dei picchetti in corso. Il suo chiamarsi fuori ha però «sbalordito tutti i presenti», osserva Ferrini, aggiungendo che «il prefetto ha gestito saggiamente per l’ennesima volta il tavolo, mostrando una pazienza degna di Giobbe e ascoltando tutte le posizioni».

“Sofalegname” in difficoltà

Il problema è che senza il “Gruppo 8” è difficile fare passi avanti, perché “Sofalegname” (rappresentata all’incontro dagli avvocati Francesco Minutillo e Antonio Bove) ha scritto in modo chiaro in un comunicato diffuso ieri che l’applicazione dell’accordo salva-lavoro che era stato firmato il 20 luglio in Prefettura presuppone prima «una verifica tecnica approfondita della situazione aziendale, finalizzata alla predisposizione di un piano di ripartenza strutturato, realistico e sostenibile». L’azienda è insomma in difficoltà e segnala che serve «un piano che non si limiti a registrare formalmente la ripresa dell’attività, ma che sia in grado di sostenere la produzione con margini reali di profittabilità, garantire la copertura integrale dei costi correnti, tanto fiscali e contributivi quanto contrattuali e retributivo e, soprattutto, consentire il progressivo rientro da tutte le facilitazioni e dilazioni attualmente in essere, incluse quelle previdenziali e tributarie».

«Legalità nel lavoro e aiuto agli operai»

Dal canto suo, l’assessore Ferrini si dice «dispiaciuto e preoccupato per i lavoratori senza stipendio da ormai tre mesi», è «contento che la raccolta fondi online a sostegno degli operai stia andando bene (ieri sera si era vicini a 6mila euro, ndr)» e si dichiara pronto a «contribuire anche personalmente con una donazione». Poi avvisa: «Da assessore alla Legalità, ricordo che la legalità va rispettata nella nostra città anche in materia di diritti del lavoro e me ne occuperò fin dai prossimi giorni».

Il “Gruppo 8” punta i piedi

La società “Gruppo 8” continua a dichiararsi «completamente estranea alla vertenza sindacale tra Sudd Cobas e “Sofalegname”», nonostante sia committente di quest’ultima. E lamenta il fatto che, a differenza della vertenza condotta da Cgil, Cisl e Uil alla “Giuliani Arredamenti”, senza fermi aziendali, deve fare i conti con quello che definisce «un presidio illegittimo, che ha bloccato l’attività produttiva, l’uscita delle merci, l’accesso dei mezzi, costringendoci a mettere in cassa integrazione i nostri lavoratori e a subire gravi danni economici e reputazionali». Confermando di avere «denunciato i fatti all’autorità competente», “Gruppo 8” chiede di tutelare il diritto a «condurre affari con dignità». Per la precisione sono quattro le richieste avanzate : «Garantire ai nostri lavoratori la libertà e la sicurezza di svolgere il proprio lavoro senza paura o intimidazioni, proteggendo il loro sostentamento da interruzioni illegali; mantenere gli impegni presi, inclusi quelli firmati in Prefettura, e aspettarci lo stesso da tutte le parti; l’applicazione della legge in modo equo e imparziale, assicurando che nessuna azienda venga ingiustamente presa di mira o lasciata sola di fronte a condotte illegali; la salvaguardia della reputazione del marchio “Made in Italy”, evitando di macchiarlo con un conflitto a sfondo politico».

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