Il prof cesenate che insegna filosofia a Oxford: “C’è una forte cultura meritocratica, senza invidie o divisioni tribali”

Cesena
  • 30 dicembre 2023

Le storie di emigrazione di italiani all’estero sono molto diverse l’una dall’altra. Un gruppo, di nicchia ma significativo, è costituito da chi lascia l’Italia non spinto dalla necessità ma per sviluppare i propri talenti in Paesi che pensa offrano maggiori opportunità di farlo nel migliore dei modi. La chiamano “la fuga dei cervelli”.

Luca Castagnoli è un cesenate nato nel 1975 che può essere inquadrato in questa categoria. Dopo gli studi superiori nella sua città, al liceo classico “Monti”, si è laureato in Filosofia all’Università di Bologna nel 2000, col massimo dei voti. Dopo un’esperienza negli Stati Uniti, a Berkeley, ha intrapreso la carriera accademica nelle due università britanniche più prestigiose, dal 2001 al 2007 a Cambridge e dal 2015 a oggi ad Oxford, con in mezzo un’altrettanto felice esperienza di 8 anni a Durham. Dal 2015 è professore associato di Filosofia Antica Greca al College Oriel di Oxford. In quella città ha anche acquistato casa, dove vive con la moglie Lisé. Ha pubblicato importanti libri dedicati alla Filosofia antica ed è stato relatore in diverse conferenze di filosofia di livello internazionale.

Come è approdato nel Regno Unito e perché ha fatto quella scelta?

«Dopo i miei studi di filosofia all’Università di Bologna, decisi di specializzarmi nell’area della filosofia greco-romana. Un precedente periodo di studio trascorso all’Università di Berkeley mi aveva convinto che le Università di punta nel mondo anglosassone fossero l’ambiente ideale per proseguire la mia ricerca a livello di dottorato, con un approccio al tempo stesso analitico e filologico».

Cosa hanno in più rispetto alle Università italiane?

«Il loro profilo internazionale spesso rende queste istituzioni più aperte a contributi e voci esterni, e una forte cultura meritocratica fa sì che l’integrazione risulti più semplice e trasparente a tutti livelli, dagli studenti ai ricercatori e docenti».

Quindi la valorizzazione dei talenti e l’apertura al resto del mondo sono gli elementi attrattivi dell’ambiente in cui sta facendo il suo percorso di insegnamento e ricerca?

«Sì, la mia esperienza più che ventennale in Inghilterra ha confermato questa impressione che avevo di un sistema accademico che generalmente attrae, seleziona, integra e valorizza le eccellenze non solo locali, ma anche quelle formate in altre nazioni e tradizioni culturali, senza invidie o divisioni tribali».

La Brexit non ha minato questa forza del sistema accademico inglese?

«No, perché quanto ho detto rimane vero anche quando le circostanze politiche ed economiche rendono il perseguimento di questi obiettivi più difficili. Merito di un patrimonio di credibilità e prestigio internazionali accumulato nei secoli e di una forte tradizione di indipendenza accademica dalla contingenze della politica».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui