Il Festival di Sanremo dimentica Raoul Casadei. Sdegno in Romagna: "Bastava una parola!"

Cesena

Il festival di Sanremo ha riscosso svariati complimenti e un grande successo di pubblico, ma in Romagna piovono le critiche. A causa di una grave dimenticanza: neanche una parola per commemorare il re del liscio Raoul Casadei, morto per il Covid nel marzo 2021. In molti hanno notato che sono stati ricordati altri artisti, ad esempio dal decennale della scomparsa di Lucio Dalla a Raffaella Carrà, ma di Raoul neanche una parola. Un po’ come era capitato l’anno scorso per Stefano D’Orazio, storico batterista dei Pooh, finito nel dimenticatoio degli autori del Festival e quest’anno ricordato solo dal gruppo in gara Le Vibrazioni.

Il silenzio su Raoul fa rumore. E ai suoi familiari, oltre che ai fans, non è piaciuto. A dar fuoco alle polveri è stato il figlio Mirko, che nella tardissima serata di sabato, quando ormai la kermesse canora volgeva al termine, ha postato sulla sua pagina Facebook un commento breve quanto amaro: «Visto che il Festival di Sanremo non ha ricordato il Re del Liscio Raoul Casadei lo faccio io con alcune delle sue più belle canzoni. W Raoul sempre». E ha postato un video di 6 minuti e 18 secondi con un medley dei principali successi del padre.

Ma non è finita qui. Nella tarda mattinata di domenica il giornalista cesenate - sammarinese Roberto Chiesa, che sulla famiglia Casadei ha scritto un libro, sempre sui social ha gridato la propria indignazione, taggando anche le figlie del re del liscio Carolina e Mirna.

Mirna Casadei: "Offeso gli italiani"

Quest’ultima ha poi postato la propria opinione sulla propria pagina Facebook: «Non avrei voluto fare polemica, perché non amo le polemiche, ma visto che il giornalista Roberto Chiesa ha sollevato la questione non posso restare in silenzio. Ho seguito tutte le serate di Sanremo, come faccio ogni anno, ma quest’anno aspettavo di sentire il suo nome, non dico una cover, non chiedo tanto, sarebbe bastato anche solo un applauso, un omaggio, una parola. Ad ogni puntata ero sempre più delusa, incredula e triste. Raoul è stato e sarà sempre un artista e un uomo amatissimo dalla gente, da tutta l’Italia, dagli italiani di tutte le regioni, delle città e dei più piccoli paesini, di tutti i ceti sociali, dagli italiani emigrati all’estero, dagli addetti ai lavori, dalla stampa, da tutti. Al di là dei gusti musicali. È una questione umana e culturale. Come hanno detto Marco Mengoni e Filippo Scotti, se hai una tastiera puoi dire quello che ti pare, ma non puoi dire “quel ca o che ti pare”. C’è un limite. Allo stesso modo se hai in mano il potere puoi decidere quello che ti pare, ma non puoi decidere “quel cao che ti pare”. C’è un limite». Amarissima la conclusione: «Mi dispiace Festival di Sanremo e Amadeus, ma stavolta avete pestato una cacca, che non ha deluso solo me e probabilmente la mia famiglia, ma ha offeso gli italiani, legati alla loro terra, alle loro radici e alle tradizioni».
E sembra proprio così dalla marea di commenti, tutti di biasimo alla Rai per il mancato ricordo di Raoul. Basti pensare che le tre pagine social dei fratelli Casadei ieri hanno raccolto su questo argomento poco meno di duemila like, quasi quattrocento commenti e almeno duecento condivisioni che hanno fatto ancor più rimbalzare la polemica.
E pensare «che nel 1974 eravamo su quel palco» ha chiosato in un commento Annarita Baldoni, all’epoca cantante dell’Orchestra Casadei, ricordando la partecipazione di Raoul e dei suoi al festival della canzone italiana.

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