Furti di bici nelle case di Cesena e fuga con il treno: condannata una banda

Non semplici “ladri di biciclette”. Ma una vera e propria banda che arrivava in treno, metteva a segno furti a raffica per poi allontanarsi con la refurtiva.
Sono stati condannati a due anni di reclusione a testa i 25enni C.V. e M.L. che ieri, nell’aula del giudice Federico Casalboni (pm Alice Lusa) erano imputati per una serie di furti a Cesena risalenti all’anno 2022.
Un periodo storico per la città in cui le razzie di bici erano all’ordine del giorno anche più di adesso. In un contesto urbano in cui in azione spesso non ci sono meri utilizzatori per “furti d’uso” necessari solo a spostarsi, ma anche micro bande che prendono sistematicamente di mira l’area per poi allontanarsi col bottino da rivendere.
C.V. ed M.L., che sono un ragazzo e una ragazza, nel novembre 2022 furono inquadrati dalle telecamere della stazione di Cesena mentre salivano su un Regionale per Bologna con 4 biciclette. Ma in giro per la città e in più punti erano anche stati ripresi da altre telecamere (private) e visti mentre si introducevano in cancelli e cortili per poi uscirne con biciclette di valore e non di loro proprietà.
Ciò che i due non potevano immaginare mentre mettevano a segno i colpi è che altri passeggeri dello stesso treno su cui stavano salendo col bottino li avevano visti ore prima rubare quelle bici. Così mentre i due salivano in carrozza con più velocipedi a testa, passeggeri hanno contattato la Polfer che, alla stazione di San Lazzaro di Savena, li ha poi bloccati, recuperando quanto rubato e denunciandoli.
I due, difesi d’ufficio dall’avvocato Maria Chiara Alessandri, hanno sostenuto nel tempo un processo nel quale all’inizio la polizia ferroviaria di Bologna aveva ripercorso le tappe di come li aveva intercettati trovandoli anche in possesso di chiavi, grimaldelli, pompe per il gonfiaggio e tronchesi, necessari per assestare i colpi nelle abitazioni di Cesena. Ieri la Procura, ritenendoli una vera e propria banda ad agire sul territorio, aveva chiesto per loro una pena di 3 anni ed 8 mesi di reclusione. Uno dei capi d’imputazione a loro carico aveva però inanellato un difetto nella necessaria querela. Così alla fine, per i restanti due capi d’imputazione a fascicolo, la coppia è stata condannata a 2 anni pena sospesa.