Frecce tricolori: ingegno di Cesena dietro agli aerei del mito in onda su Rai3

Nel docu-film “Le Frecce Tricolori” del regista bolognese Stefano Salvati, andato in onda su Rai 3 due sere fa, c’è molto di romagnolo, non solo perché è stato prodotto dalla “Daimon Film” di Ravenna e perché varie scene sono state girate a Classe, Lugo, Cervia e Rimini. C’è un’impronta cesenate decisiva sul mito della Pan, la Pattuglia acrobatica nazionale, che ebbe inizio nel marzo 1961, quando si istituì il 313˚ Gruppo addestramento acrobatico. L’aereo che è indissolubilmente legato alla storia delle “Frecce Tricolori”, il jet MB 339, fu infatti progettato da un ingegnere aeronautico la cui famiglia aveva a Cesena le proprie radici: Ermanno Bazzocchi. Infatti la prima lettera della sigla scelta per denominare quel modello sta per Macchi, la ditta produttrice, mentre la B è l’iniziale del cognome Bazzocchi. Era figlio di Giulio, cesenate doc, che emigrò a Tradate, in provincia di Varese, ma «tutta la sua famiglia ha sempre conservato un rapporto strettissimo con Cesena e Cesenatico, dove venivano molto spesso per stare insieme ai parenti cesenati», tra i quali c’erano le note famiglie Grassi, quella dell’ippodromo, e Andreucci, con una lunga tradizione in campo giuridico.
Lo ricorda Pier Luigi Bazzocchi, cugino dell’ingegnere Ermanno, sottolineando che «lui rivendicò sempre, con grande calore, le sue origini romagnole, dicendo che veniva da questa terra la sua componente passionale».
Vita dedicata ad aerei e motori
Ermanno Bazzocchi nacque a Tradate nel 1914 dalla fiorentina Emilia Biasci e da Giulio Bazzocchi, cesenate emigrato a Milano per trovare lavoro e poi trasferito in quel paese, dove aprì un negozio di ottica, che dopo più di un secolo continua la sua attività, gestito dalla nipote Anna. «Il nonno Artidoro - riferisce Pier Luigi Bazzocchi - fu fervente mazziniano e combattente risorgimentale torturato e condannato a morte dall’esercito papalino, pena poi commutata in carcere duro. Ermanno conservava e mostrava con orgoglio la bolla di condanna del nonno. Ha sempre frequentato Cesena e la Romagna, prima per gli studi universitari poi per le vacanze estive, in particolare a Cesenatico, dove amava andare per mare con la sua imbarcazione. La passione per il volo si palesò fin da giovanissimo con l’aeromodellismo e con la costruzione di alianti con i quali vinse i Littorali della cultura in ingegneria aeronautica . La carriera scolastica fu sempre molto brillante, fino alla laurea al politecnico di Milano di cui diventò anche docente. La progettazione del MB 339 portò a definire universalmente Bazzocchi come “l’ultimo papà” di un aeroplano, cioè l’ultimo a progettare interamente un velivolo e gli diede fama mondiale al punto che la sua creatura è oggi esposta al museo dell’aeronautica di New York nella sezione dei miti dell’aviazione».
Ma la sua attività fu molto variegata: «Entrò alla Macchi nell’immediato dopo guerra, e vi rimase per tutta la vita lavorativa, arrivando anche ad esserne amministratore delegato. In quegli anni progettò, nonostante l’embargo, nascondendolo sotto fascine di legna, il MB 308, più conosciuto come “Macchino”. Ancora oggi è oggetto del desiderio degli appassionati del volo. Impossibile elencare tutte le macchine volanti progettate da Ermanno Bazzocchi e i record di velocità, consumo e altezza che ancora detengono. La sua attività di progettista non si fermò solo agli aeroplani ma comprese, quando queste progettazioni erano precluse all’Italia uscita malconcia dalla guerra, anche motocarri e scooter e soprattutto carenature per moto da corsa di marche mitiche, come la moto Guzzi».
I momenti amari
Nella vita di Ermanno Bazzocchi non mancarono comunque dolori e amarezze: «Quando il 28 agosto 1988 ci fu l’incidente di Ramstein in Germania, dove morirono 67 spettatori e 3 piloti per l’impatto fra due componenti delle “Frecce Tricolori”, Ermanno era a Cesenatico e toccò ai suoi parenti comunicargli la notizia, che fu diffusa con un’edizione straordinaria del telegiornale. Per la sua grande esperienza fu anche nominato perito di parte per l’Arma Aeronautica nel processo per la strage di Ustica, dove cadde in mare un DC 9 di Itavia».
Il congedo da questo mondo - conclude Pier Luigi Bazzocchi - «avvenne il 6 luglio 2015, all’età di 91 anni, in modo sereno, forte della sua formazione cattolica, che ha sempre considerato la più importante della sua vita».