Fallimento Cesena calcio, la sentenza. Assolto Rino Foschi. Le condanne

Assolta l’area tecnico sportiva, condannati (pesantemente) i soci del Ac Cesena prima del fallimento, con un particolare accento su chi faceva parte anche della cooperativa controllante la società: la Cesena & Co.
Si è concluso in tribunale a Forlì il processo per il fallimento del Cesena calcio. La sentenza è stata letta alle 17:31 di oggi dal presidente del collegio Marco De Leva. Alla presenza di tutti gli avvocati difensori e di buona parte degli imputati stessi.
Condannati
Le pene più alte in assoluto sono state staccate ai danni degli ex soci (sia di Ac Cesena che della controllante Cesena & Co) Mauro Giorgini e Claudio Manuzzi: : 4 anni e 4 mesi di reclusione. Per tutti e due le pene inflitte dal Tribunale sono state più alte di quelle che aveva chiesto l’accusa (pm Francesca Rago). Perne pià alte delle richieste d’accusa anche per Christian Dionigi ex socio dell’Ac Cesena e una volta uscito dalla società entrato nella controllante Cesena & Co è stato condannato a 3 anni e 10 mesi. Poi l’area contabile: Stefano Biondi, presidente del collegio sindacale, 3 anni e 10 mesi: per Barbara Galassi nel collegio dei sindaci revisori, 3 anni 6 mesi e 15 giorni. Per quanto riguarda la posizione di Luca Campedelli, ex presidente del Chievo Calcio, sono stati ritenuti da assolvere tutti i bilanci (e gli anni contabili) fino all’anno 2017. Ma per l’ultimo bilancio dell’Ac Cesena e i relativi conti (intrecciati con quelli del Chievo per compravendite di giocatori) è stata decisa una condanna a 2 anni di reclusione.
Assolti
Se l’area contabile e quella dei soci è stata punita, quella “sportiva” è stata completamente ritenuta estranea al crac. Così sentenza di assoluzione è stata letta per Luca Mancini, direttore generale della gestione Campedelli del Cesena, il sindaco revisore della cooperativa controllante Enrico Brunazzi, l’ex referente tecnico del settore giovanile Luigi Piangerelli e l’ex direttore sportivo Rino Foschi. Unico amministratore a sfilarsi da tutto il processo è stato Graziano Pransani, già socio del Cesena, che dopo un precedente patteggiamento doveva rispondere solo di reati di natura tributaria che sono già prescritti. La sentenza prescrittiva letta è comprensiva della restituzione di 150 milioni di beni che gli erano stati sequestrati all’epoca del fallimento.