Emilia Romagna. Lavoro in crisi «Un patto per ripristinare l’articolo 18»
La crisi continua a mordere in Emilia-Romagna. A dirlo è il ricorso sempre più frequente alla cassa integrazione, che nel corso del 2019 è cresciuta del 38% rispetto all’anno precedente, avvicinando 20 milioni di ore totali. I numeri riferiti alla provincia di Forlì-Cesena sono per fortuna in controtendenza: qui le ore coperte dall’ammortizzatore sociale sono calate da circa 1,3 milioni a 926.000. Ma è una magra consolazione. E allora per dare una scossa, il segretario regionale della Uil, il cesenate Giuliano Zignani, lancia una proposta d’impatto: concordare con Confindustria e le altre associazioni di categoria delle imprese, nell’ambito di un nuovo Patto per il lavoro che il governatore Stefano Bonaccini si è detto pronto a varare, il ripristino dell’articolo 18 sull’intero territorio dell’Emilia-Romagna.
In concreto, l’idea è quella di rintrodurre attraverso la contrattazione di secondo livello la norma che impediva i licenziamenti senza giusta causa, eliminata con il Jobs Act.
La crisi colpisce ancora
La premessa del ragionamento di Zignani è semplice: «L’Emilia Romagna sta impoverendo il suo tessuto produttivo, soprattutto quello che l’ha resa tale: le piccole e medie imprese. Inoltre, si guarda ancora poco a tutto quel mondo di partite Iva, che nasconde precariato e sfruttamento, oltre che evasione fiscale».Cig in crescita allarmante
Dentro questa cornice, nel giro di un anno si è passati da poco più di 14 milioni di ore di cassa integrazione a quasi 19 milioni e mezzo. E sembra che il problema si stia acuendo, visto che l’ultimo mese del 2019 ha visto un’impennata da 1 milione e 962.220 a 2 milioni e 178.805.Queste crude cifre fotografano una perdurante difficoltà dell’economia: «Le crisi aziendali - fa notare Zignani - sono ormai materia quotidiana. Ormai c’è un elenco di chiusure da pagina di necrologi».