Economia, Unioncamere: "Nel 2022 il Pil in Emilia-Romagna crescerà del 3,8%"

Cesena

L’edizione di gennaio degli Scenari per le economie locali di Prometeia, analizzati dall’ufficio studi di Unioncamere Emilia-Romagna, stima leggermente più profonda la recessione del 2020, ma valuta più sostenuta la ripresa registrata nel 2021, destinata a rallentare nel 2022.

Dopo la caduta del prodotto interno lordo del 9,3 per cento nel 2020, la ripresa stimata per il 2021 dovrebbe avere raggiunto il 6,9 per cento, un evidente “rimbalzo” con un ritmo di crescita senza precedenti.

La prospettiva per il 2022 è di una ripresa del Pil più ridotta (+4,1 per cento), per quanto notevole, sostenuta dal progressivo contenimento della pandemia che però porterà l’attività oltre il livello del 2019. Resta di fondo la questione di una crescita sostanzialmente ferma da 20 anni, tanto che il Pil regionale in termini reali nel 2022 dovrebbe risultare superiore solo dell’1,1 per cento rispetto al livello massimo toccato nel 2007 e dell’11,6 per cento in confronto a quello del 2000.

L’andamento in Emilia-Romagna mostra un profilo analogo a quello nazionale, ma con una maggiore capacità di ripresa. Con la ripartenza, la crescita del prodotto interno lordo italiano è risultata del 6,0 per cento nel 2021 e dovrebbe essere del 3,8 per cento nel 2022.

Ne deriva che il Pil nazionale in termini reali nel 2022 risulterà inferiore del 3,5 per cento rispetto a quello del 2007 e superiore di solo 4,3 punti percentuali rispetto al livello del 2000.

Nel 2021 la ripresa dell’attività è stata trainata dalle regioni del Nord Est (+6,8 per cento) con l’Emilia-Romagna e il Veneto in testa. Nel 2022, invece, la corsa al recupero sarà più omogenea sul territorio nazionale, ma ugualmente sostenuta dal Nord Italia, con l’Emilia-Romagna sul terzo gradino del podio nella classifica delle regioni italiane per ritmo di crescita, staccata di un’incollatura dal Veneto a sua volta superato dalla Valle d’Aosta.

In regione, la ripresa del Pil nel 2021 è stata superiore a quella dei maggiori Paesi dell’area dell’euro e nel biennio 2021-2022 leggermente superiore a quella francese e ben al di là di quella spagnola.

La pandemia ha determinato una riduzione del reddito disponibile e un aumento della diseguaglianza nella sua distribuzione che la ripresa non ha eliminato anche a causa della tendenza all’aumento dei prezzi in corso. I consumi delle famiglie, caduti pesantemente più del Pil nel 2020, nel 2021 hanno avuto una risalita ben più contenuta (+5,0 per cento), anche rispetto al reddito disponibile.

Rispetto al Pil, il reddito disponibile crescerà in misura relativamente più sostenuta nel 2022 e il consolidamento della ripresa sosterrà la crescita dei consumi (+5,2 per cento), al di sopra della dinamica del Pil.

Gli effetti della recessione sul tenore di vita resteranno evidenti.

Nel 2022 i consumi privati aggregati saranno inferiori dello 0,8 per cento rispetto a quelli del 2021.

La crescita in Emilia-Romagna

La crescita regionale sarà trainata dal ciclo positivo degli  investimenti fissi lordi che nel 2021 dovrebbero avere registrato un vero “boom” (+18,6 per cento), grazie alla ripresa dell’attività produttiva e ai massicci interventi pubblici, tale da portarne il livello ben al disopra rispetto al 2019 (+7,6 per cento). Il trend proseguirà anche nel 2022 (+8,8 per cento).

La ripresa del commercio mondiale nel 2021 dovrebbe condurre a un pieno recupero dell’export regionale (+12,5 per cento). Le vendite all’estero offriranno un notevole sostegno, nonostante un rallentamento (+6,9 per cento). anche nel 2022, al termine del quale il valore reale delle esportazioni regionali dovrebbe essere superiore del 10,9 per cento rispetto al 2019.

Numeri che sottolineano l’importanza e l’imprescindibilità dei mercati esteri per l’attività e i redditi regionali.

I settori

Nel 2021 sono state le  costruzioni a mettere a segno la più rapida crescita del valore aggiunto che è stata quasi doppia (+20,0 per cento), rispetto a quella realizzata dall’industria, che, a sua volta, dovrebbe avere aumentato il suo valore aggiunto due volte più di quanto sperimentato dal complesso dei servizi (+4,9 per cento), uscito dalla recessione con maggiore difficoltà. Nel 2022 la ripresa permetterà  a tutti i settori di superare i livelli di attività del 2019. A guidare il trend ancora le  costruzioni (7,7 per cento) che continueranno a trarre vantaggio dalle misure a favore della ristrutturazione edilizia e dai piani di investimento pubblico, e i  servizi (+4,7 per cento), mentre l’industria subirà un deciso rallentamento.

In dettaglio, nel 2021 la ripresa a “V” dell’attività dovrebbe avere condotto a una crescita del valore aggiunto reale prodotto dall’industria in senso stretto regionale del 10,8 per cento. Ma nel 2022, le difficoltà nelle catene di produzione internazionali e soprattutto l’aumento delle quotazioni delle materie prime e dei costi dell’energia ridurranno decisamente la crescita del valore aggiunto reale prodotto dall’industria in senso stretto regionale al 2,4 per cento. Al termine dell’anno corrente, il valore aggiunto reale dell’industria risulterà superiore di meno di un punto percentuale rispetto a quello del 2019.

Il mercato del lavoro

Nel 2021 l’ occupazione ha ripreso a crescere, ma un rientro parziale sul mercato del lavoro di chi ne era uscito temporaneamente, ha determinato un ulteriore lieve rialzo del tasso di disoccupazione. Allo stesso modo anche nel 2022 un aumento delle  forze lavoro lievemente più rapido dell’occupazione tenderà a fare aumentare in misura contenuta il tasso di disoccupazione, che solo negli anni successivi dovrebbe ridursi.

In dettaglio, nel 2021 la crescita delle forze di lavoro è moderata (+0,6 per cento), nonostante la ripresa dell’attività e le riaperture, mentre sono rimasti fuori dal mercato del lavoro diversi lavoratori non occupabili e scoraggiati dei settori maggiormente colpiti dalla recessione.

Nel 2022 le forze di lavoro aumenteranno (+1,7 per cento), fino a compensare quasi del tutto il calo subito nel 2020. Il tasso di attività, calcolato come quota sulla popolazione presente totale, dovrebbe essere risalito al 47,8 nel 2021 e migliorerà solo marginalmente nel 2022 riportandosi al 48,6 per cento un decimo di punto al di sopra del livello del 2019. Nonostante le misure di salvaguardia adottate, la pandemia ha inciso sensibilmente sull’occupazione, colpendo particolarmente i lavoratori non tutelati e con effetti protratti nel tempo. Nel 2021 la tendenza negativa si è arrestata e l’occupazione si è leggermente ripresa (+0,6 per cento). Un’accelerazione si avrà solo nel 2022 (+1,7 per cento), ma, ciò nonostante, gli occupati a fine anno resteranno ancora al di sotto del livello del 2019 di quasi un punto percentuale.

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