È scontro su peso dei nuovi Quartieri a Cesena

Cesena

La bozza del nuovo regolamento di quartiere è anche una questione politica. Lo dimostrano le numerose divergenze emerse nel dibattito tra i gruppi consiliari e il Collegio dei presidenti durante la quarta Commissione. «Il capitolo della consultazione va rivisto - segnala Marco Casali di Fratelli di Italia -. Dalla bozza risulta che i consiglieri possono esprimere “pareri, piani e programmi con gli elementi conoscitivi e di valore della scelta di riferimento”. È come dire che il Consiglio di quartiere deve avvalorare una scelta definitiva e insindacabile dell’amministrazione. Se non permettiamo una consultazione concreta e su più livelli - ammonisce - i candidati capiranno di non essere parte integrante del processo decisionale pubblico e la partecipazione continuerà a calare».

Osservazioni che trovano corrispondenza anche sul fronte opposto, dove Piero Berti di Cesena 2024 ribadisce che «eliminare questo inciso potrebbe incentivare la partecipazione». Ancora più critico Marco Giangrandi di Cesena Siamo Noi che, preso atto del valore non vincolante del parere, evidenzia come «non lo siano nemmeno le domande che i Consigli pongono alla Giunta vista la costante assenza di risposte. Dobbiamo dare almeno la certezza del riscontro alla comunità» sollecita Giangrandi.

Dopo la bocciatura in Consiglio comunale della mozione per l’istituzione del Consiglio comunale dei Giovani, interviene sulla candidabilità e sulla possibilità di votare dei sedicenni nei quartieri. «Ragazzi di quell’età - dice - devono essere inseriti di diritto. Io stesso mi sono imposto di coinvolgere i giovani, ma mai a discapito dell’esperienza». Si tratterebbe di una “scelta di comodo”, invece, per Enrico Sirotti Gaudenzi della Lega. «L’amministrazione usa i giovani a piacimento. Ha messo dentro di tutto, anche chi non risiede nel quartiere. Come elettore devo conoscere chi voto e chi si candida deve conoscere il quartiere» afferma. «È una grande apertura alla partecipazione politica giovanile; una speranza per il futuro» tuona il commissario Marco Rocco De Luca del Partito Democratico. Il leghista non va per il sottile e invita alla «revisione totale del documento». Descrivendolo come “poco chiaro, aspecifico perché rimanda a misteriosi decreti attuativi successivi e, persino, pericoloso. Perché i quartieri - continua - non hanno alcun ruolo decisionale».

Quanto alla collaborazione tra quartieri e amministrazione, Giangrandi propone di inserire una clausola che preveda «l’obbligo per il presidente di quartiere di convocare un consigliere comunale di maggioranza e di opposizione quando si discutono questioni importanti».

Subito respinta dall’assessore Lorenzo Plumari «per impossibilità di vincolare spese al bilancio comunale» la richiesta di «un contributo economico minimo per il quartiere» sempre di Giangrandi.

Per la maggioranza la consigliera Milena Maccherozzi (Pd) sollecita la Giunta a dare «ai singoli consiglieri di quartiere una delega specifica per renderli parte attiva. Altrimenti - evidenzia - dovrebbero sempre aspettare le decisioni del presidente». Si dice “d’accordo”, Plumari, ma preferirebbe scegliesse il «il singolo quartiere».

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