Doppio taglio dal Governo Meloni: per Cesena salasso da 2,1 milioni in 5 anni

È un doppio taglio da oltre mezzo milione di euro l’anno quello che, allo stato attuale, si abbatterà sul bilancio del Comune di Cesena. Il conteggio è ancora in fase di definizione ma «le stime più attendibili» parlano di un taglio che di 520-530.000 euro per 2024 e 2025, dal 2026 al 2028 dovrebbero essere di 360-370.000 euro. Almeno 2,1 milioni in meno in 5 anni.
Spending review informatica
Il primo di questi tagli riguarda la cosiddetta “spending review informatica”, «Il taglio in realtà era previsto già nella finanziaria 2021 - spiega l’assessore al bilancio Camillo Acerbi -. La colpa di questo Governo, se così la si vuole definire, è quella di aver deciso di applicare ora quel taglio. Per i Comuni significa 100 milioni di euro in meno all’anno per il 2024 e il 2025, giustificati con possibili risparmi che i Comuni potranno avere se digitalizzano le loro attività». Si parte dal presupposto che digitalizzare i servizi produce risparmi, ma a beneficiarne sarà lo Stato. Il meccanismo di riparto di questi 100 milioni di euro viene calcolato sulla spesa corrente, finendo con il penalizzare i Comuni più virtuosi: «a parità di entrate disponibili, l’ente che riesce a spendere tutto erogando servizi viene penalizzato più di quello che non riesce a impegnare le risorse a sua disposizione», fa notare Acerbi. Per il Comune di Cesena, questo taglio si traduce in 157.000 euro in meno all’anno, per 2024 e 2025.
Sostenere la spesa dello Stato
L’altro taglio è invece tutto opera del Governo Meloni, discende dalla legge finanziaria 2024 ed è motivato dalla necessità che gli enti locali partecipino alla spesa dello Stato: «una sorta di solidarietà al contrario», commenta Acerbi. Per i Comuni in questo caso di prevede un taglio di 200 milioni di euro l’anno per 5 anni consecutivi. «Il Decreto del Ministero Economia e Finanze approvato sabato prevede un metodo di riparto misto: per una metà si guarda sempre alla spesa corrente, mentre per l’altra metà è prevista la proporzionalità ai finanziamenti Pnrr ottenuti dall’ente». Il secondo criterio risulta «ancora più punitivo per i Comune virtuosi: non solo perché penalizza chi - seguendo anche le giuste indicazioni centrali - si è impegnato di più per fare progetti e per co-finanziare la parte non coperta dai fondi Pnrr (mediamente il 20%), ma anche perché molte di quelle opere comportano un aumento della spesa corrente». La costruzione di un nuovo asilo nido, ad esempio, comporta una maggiore spesa per insegnanti, cibo, pannolini. «Per il Comune di Cesena, questa seconda misura comporterebbe tra i 360 e i 370mila euro in meno all’anno».
Due proposte di mediazione
Sabato, quando è stato annunciato il decreto si sono sollevate critiche preoccupate in modo trasversale e bipartisan. «Il mio spirito non è quello di fare della bieca polemica elettorale - argomenta Acerbi - l’intenzione è invece quella di ottenere una modifica del decreto». Due le proposte «di mediazione»: che venga tenuto solo uno dei due tagli, e che almeno si rivedano i criteri di riparto. Altrimenti le prospettive sono chiare e ugualmente infelici: «O si aumentano tasse e tariffe, o, dove non si può o non si vuole fare, bisogna tagliare i servizi che si possono tagliare».
Preoccupazione Pd
Sul tema è intervenuto anche il Pd Cesena: «Esprimiamo profonda preoccupazione per le recenti misure adottate dal Governo guidato da Giorgia Meloni. Misure che mettono in grave difficoltà le amministrazioni locali e che danneggiano fortemente il nostro Sistema Sanitario Nazionale». I tagli alla sanità stanno riportando la spesa pubblica a livelli pre-pandemia, con una previsione di riduzione al 6,2% del Pil entro il 2027, il minimo storico degli ultimi vent’anni. «La situazione diventa ancora più grave se consideriamo le difficoltà economiche che stanno affrontando le famiglie italiane: negli ultimi tre anni, l’inflazione è cresciuta del 17% mentre i salari reali sono aumentati solo del 4,7%».