Da Cesena in moto in Ucraina nella città martire di Bucha FOTOGALLERY








«Che cosa è che cambierà su questa terra stanca, dopo che avrà bevuto il sangue di tanta strage: quando i morti e i feriti, i torturati e gli abbandonati dormiranno insieme sotto le zolle, e l’erba sopra sarà tenera lucida nuova, piena di silenzio e di lusso al sole della primavera che è sempre la stessa?». Lo scriveva Renato Serra, grande coscienza e intellettuale cesenate, nel suo “Esame di coscienza di un letterato”. Più di un secolo dopo, quelle parole vengono citate Piero Pieri, suo concittadino 78enne che sta facendo un viaggio in moto in Ucraina, toccando con mano le ferite di una guerra che va avanti dal febbraio 2022. Da ex docente universitario di letteratura quale è, le ha rispolverate per condividere i pensieri che gli stanno attraversando la testa in questi giorni, durante una tappa a Bucha, città alle porte di Kiev che all’inizio dell’invasione russa pagò un prezzo pesantissimi in termini di vittime civili.
«Serra - fa notare Pieri - ci sta dicendo, col dolente cinismo del letterato che guarda agli orrori della prima guerra mondiale, alla luce di una dimensione temporale non legata all’oggi, che la guerra e i suoi crimini sono eventi passeggeri, cruenti ma rimarginabili agli occhi dei ritmi eterni della natura».
Questo fa riflettere Pieri su ciò che ha appena visto a Bucha, dove è arrivato «con una certa apprensione nel cuore, perché sul martirio di questa città abbiamo visto alla televisione tanti drammatici documentari, abbiamo letto tanti resoconti giornalistici. Questa città è diventata il simbolo di come la guerra produca crimini inesplicabili, vendette gratuite e gravi mortificazioni del concetto di umanità. Nello stesso tempo, noi tutti abbiamo avuto il cervello modellato su questa nutrita messe d’informazioni. Ma oggi voglio slegarmi da idee precostituite, lasciarmi alle spalle le emozioni di tre anni fa per guardare Bucha per quello che è oggi nel suo rapporto col passato».
E qui il cesenate racconta subito una cosa sorprendente: «Questa città, come tutta l’Ucraina, è in guerra, e, pertanto l’esercito russo può tornare, senza limitarsi a bombardare la vicinissima Kyiv, di cui Bucha è quasi una propaggine. Ma mentre su Kyiv e le zone circostanti quasi costantemente cadono missili e droni, per la precisa volontà politica di colpire la capitale dell’Ucraina, Bucha non ha mai subito un attacco missilistico. Io credo che sia perché anche un bombardamento segue logiche politiche. Bucha, nel mondo occidentale è la città martire dell’Ucraina, dove l’esercito russo ha compiuto gratuiti eccidi, sacrificando la vita di più di 500 civili. Lo ricorda il muro della memoria eretto presso la chiesa di Sant’Andrea, dove ogni mattone reca inciso il nome di chi ha avuto la colpa di essere stato un inerme bersaglio civile, vecchio o bambino non importa. Pertanto, al Cremlino sanno bene che non sarebbe politicamente interessante continuare ad infierire su una città già così provata. Interverrebbe la disapprovazione di tutta l’opinione pubblica mondiale, la stessa che colpisce oggi Israele per il terribile genocidio in atto verso l’inerme popolazione di Gaza. Così, per questa evidente coscienza, gli abitanti di Bucha vivono come se il loro paese avesse ottenuto l’immunità, e in ragione di ciò costruiscono nuovi quartieri e alzano palazzi di rara bellezza, nella convinzione che i russi non torneranno più, che Bucha non sarà mai più bombardata».
Pieri non nasconde un certo disagio: «Tutto questo mi sgomenta. I prezzi delle case sono in vertiginoso aumento, così gli affitti e, almeno in apparenza, gli abitanti fanno una vita dispendiosa, anche se nessun ucraino può dire con certezza che la sua nazione vincerà una guerra, che anzi, a detta di quasi tutti gli esperti è già persa. Allo stesso tempo, pochi sanno o non vogliono dire che l’Ucraina dipende fortemente dagli aiuti finanziari di Stati Uniti, Unione Europea e da tanti altri paesi occidentali. Aiuti fondamentali per finanziare il bilancio statale. Senza questi aiuti il governo ucraino non potrebbe pagare pensioni e stipendi ministeriali. Intanto a Bucha, come in tante altre città del paese, si vive una quotidianità sostanzialmente soddisfatta e si confida che il paese non sarà abbandonato dal mondo occidentale».