Cristina Golinucci: ci sono 43.000 firme per non abbandonare la caccia a Boke

Cesena
  • 16 giugno 2025

“Boke non ha ritrattato la confessione di aver ucciso Cristina.... Perché è ancora libero?”. È la domanda (retorica) che Marisa Degli Angeli, la mamma di Cristina Golinucci, ha recentemente rilanciato dalla trasmissione di approfondimento “Tg2 Dossier”, andata in onda una settimana fa. Un approfondimento sul caso che ha visto, per la prima volta, le telecamere entrare nel convento dei frati Cappuccini dove è stata descritta la vita conventuale dell’epoca della scomparsa (1992), le frequentazioni del luogo religioso da parte di frati e fedeli, le attività che venivano svolte ma anche cosa facesse Emanuel Boke in quel contesto, il sudafricano da sempre primo sospettato della scomparsa e della morte di Cristina, condannato per violenze sessuali a Cesena e che, dopo aver confessato a padre Lino Ruscelli in carcere di essere responsabile nel caso di Cristina Golinucci, uscito di cella per emigrare in Francia, cambiare nome e nazionalità, e finì di nuovo carcerato per violenza sessuale ed aggressioni ad una donna.

La vicenda dopo le ultime investigazioni portate avanti dalla Procura di Forlì ed archiviate, ora volge lo sguardo al tentativo di rintracciare Boke e portarlo in Italia per chiedergli conto di quella confessione fatta al priore di allora del convento. Una richiesta di “non mollare la presa” su Boke e sulla vicenda della Golinucci che ora è supportata oltreché dall’attesa di sviluppi dalla Francia, anche dall’appoggio di decine di migliaia di persone, che hanno sottoscritto la petizione per non abbandonare definitivamente il caso Golinucci su Change.org.

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«Io e la mamma di Cristina – ha scritto sul sito della petizione online l’avvocata Barbara Iannuccelli – volevamo ringraziare tutte le persone che continuano a sottoscrivere la petizione per non fare archiviare il caso di Cristina».

Ad ora sono state apposte alla petizione 42.893 firme. Dato aggiornato alle 19 di ieri.

«Tutte persone che dimostrano vicinanza e sostegno. Non è solo un numero ma è un’ondata di affetto che arriva a Ronta, a casa di Cristina, dove la sua mamma ritaglia gli articoli di giornale e li conserva, a riprova che la sua Cristina non è dimenticata. Bisogna vivere una vita così per capire davvero, e non ci aspettavamo tutto questo affetto. Grazie ancora».

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