Crac dell’Ac Cesena: Lugaresi ascoltato altre 3 ore dal giudice

Le operazioni di “scambio” tra giocatori, in particolar modo col Chievo, non apparivano come “plusvalenze fittizie” agli occhi di chi operava in società. Anche se c’è chi non le gradiva perché non erano a costo zero ma generavano debiti con l’erario.
In generale i vertici dell’allora società bianconera continuavano ad operare nella convinzione di potercela fare: hanno “scommesso” sulla permanenza in Serie A del Cesena che avrebbe salvato economicamente il quadro generale compromesso. Una scommessa persa e finita col fallimento.
Sono gli scenari emersi ieri nell’aula del tribunale del presidente Marco de Leva (pm Francesca Rago) nell’udienza del processo penale per il crac dell’Ac Cesena.
Ad addentrarsi, incalzato dalle domande della procura e dei difensori, nelle maglie di quelle che erano le dinamiche dell’epoca pre fallimentare, è stato anzitutto il segretario della società Marco Valentini. Che ha spiegato come ogni anno i consulenti societari spiegassero ai soci quale fosse il patrimonio netto a Bilancio da avere per non incorrere nel rischio di vedere la società non iscritta al successivo campionato. Un panorama davanti al quale la società ed i soci dovevano decidere se “mettersi le mani in tasca” per ricapitalizzare o portare soldi “in cassa” col mercato dei giocatori, magari garantendosi anche garanzie presso gli istituti bancari. Valentini ha spiegato come le operazioni di cessione ed acquisto di giovani calciatori sull’asse Cesena-Chievo (ma anche con altre società) non venissero viste come “plusvalenze fittizie” o “operazioni anomale”. Quando un giocatore è molto giovane appariva normale che, anche se ceduto o acquistato, restasse nella città di provenienza. Per non allontanarsi dalla famiglia o dagli studi scolastici e continuare ugualmente nella sua carriera sportiva. Ma erano comunque operazioni mal viste da parte dei dipendenti della società (Foschi ad esempio per l’area tecnica) perché se da un lato concorrevano a sistemare i conti di bilancio, dall’altro non inserivano nelle casse denaro fresco ma in realtà risultavano alla lunga operazioni “in perdita”, perché su quei movimenti serviva poi pagare le imposte. Un panorama che si è fatto nebuloso quando del 2017 la Covisoc sporse denuncia contro l’Ac Cesena e la sua situazione patrimoniale.
«Dopo aver riacquisto la società sono stato io a presentare un esposto per i debiti che non mi erano noti nei conti. Un esposto dopo il quale giuridicamente, le persone della vecchia società coinvolte sono state tutte assolte».
Giorgio Lugaresi, ex presidente del Cesena che ha patteggiato penalmente il suo coinvolgimento nel processo, ieri è stato ascoltato per tre ore come testimone. Ed ha dipinto il quadro in cui si è arrivati al crac. «Sono rientrato in società anche su richiesta della politica cesenate» ha detto, ricordando come quando riacquistò il Cesena dalle mani di Campedelli: «Sembrava che tutti ci avrebbero dato una mano a sostenere la squadra, con promesse di aiuti anche dall’imprenditoria locale». Poi i fattori che hanno “lavorato contro” al fatto che l’Ac Cesena restasse in vita sono stati molteplici: «Rateizzavamo il debito con l’erario e ci avevano garantito che avremmo potuto spalmarlo anche in 20 anni. Salvo poi chiedere di rientrare senza deroghe. Non riuscivamo a pagare le rate e le saltavamo, ma eravamo convinti di potercela fare. Se ci fossimo salvati in Serie A e fossimo rimasti lì per qualche anno i soldi garantiti da diritti televisivi ed introiti vari ci avrebbero permesso di saldare tutti i nostri debiti senza problemi. Avevamo scommesso sui questo: la bontà sportiva del Cesena e la permanenza in A». Una scommessa perduta che ha portato alla catastrofe economica.
Lugaresi ha parlato per circa 3 ore rispondendo alle domande dell’accusa. Un’escussione, la sua, tutt’altro che terminata. Dopo le 19 l’udienza è stata aggiornata. E Giorgio Lugaresi finirà di testimoniare il 14 novembre. Quando dovrebbero comparire e deporre al giudice i componenti del collegio sindacale ancora imputati e quelli la cui posizione è stata invece archiviata.