Crac dell’Ac Cesena: fissata la data della sentenza

Cesena
  • 19 febbraio 2025

Mentre prosegue nelle testimonianze il ventaglio di responsabilità “additate ad altri”, ieri nell’aula del presidente Marco De Leva è stata (per la prima volta) stimata una possibilità di conclusione per il primo grado del processo penale sul crac del fu Ac Cesena.

È quella dell’8 luglio la data ad ora programmata per la lettura della sentenza da parte del tribunale: stimata tra la disponibilità delle difese di restare nello stretto necessario a garantire i canoni di tutela delle parti, ed almeno altre 4 udienze primaverili che dovranno completare l’audizione dei testimoni e aprire alle conclusioni finali delle parti.

Anche l’udienza di ieri è stata ricca di esposizioni e testimonianze variegate. A partire dall’ultimo ex giocatore delle giovanili passato tra dal Cesena al Chievo nel 2015 tra quelli da ascoltare, Fabio Ramon Tomassini, ora alla Libertas nel Campionato Sammarinese, che ha raccontato come all’epoca non avesse procuratore e quindi il movimento del suo cartellino tra le società, nel mirino della procura come possibile plusvalenza, fosse stato curato dal responsabile del settore giovanile Luigi Piangerelli. Sulla figura di Piangerelli è stato ascoltato in aula anche l’ex presidente Igor Campedelli così come un altro dei dirigenti ed ex giocatori del passato bianconero, Maurizio Marin, che ha dettagliato come le decisioni su eventuali cessioni viste dalla procura come plusvalenze, possano a suo giudizio essere ascritte esclusivamente a figure come l’ex presidente Giorgio Lugaresi, piuttosto che all’ex direttore generale Valentini o all’allora commercialista societario Santarelli. Una testimonianza “scagionante” le parti dell’ex direttore sportivo Rino Foschi, che malgrado tutto ha avuto nel contesto un’esplosione di risentimento tale da costringere la corte ad interrompere l’udienza per quasi una ventina di minuti e riportare la calma in aula prima di proseguire.

Serenella Rossano, della procura federale, ha spiegato come tutta l’indagine sportiva e quindi la parte legata ai conti che “scorrevano” tra Verona e la Romagna era scattata solo in seguito ad un articolo pubblicato sul portale calciomercato.com; mentre il presidente federale Gabriele Gravina (che diventava tale quando la bomba del fallimento era già esplosa sul Cesena) ha dettagliato sul come funzionino i controlli di Covisoc alle società, spiegando che dal dicembre di quel 2018 (anno in cui salì in carica) in avanti, l’ente di controllo abbia facoltà anche di intervenire per rettificare eventuali movimenti delle società qualora si formalizzassero “senza permuta finanziaria”.

Tra i consulenti ascoltati nel tempo, ieri c’è stato anche Stefano Ricci (portato dalla difesa Dionigi dell’avvocato Antonella Monteleone). Il pm Rago lo ha interpellato a lungo sul tema del debito fiscale accumulato dal Cesena. Ha ribadito quanto era già emerso da altre testimonianze, cioè come tra il 2013 ed il 2015 il debito si fosse ridotto di 30 milioni rispetto al cambio di gestione ai vertici. Un debito fiscale a lungo “gestito” senza scossoni, almeno fino al “big bang” di fine luglio 2017: quando non ottemperando alla rottamazione il Cesena vide trasformarsi tutto il suo debito “rateale” in una cartella “immediatamente esigibile” che ne sancì di fatto l’inizio dell’insolvenza ed il declino verso il crac.

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