È andato in scena all’interno del carcere di Forlì, nei giorni scorsi, lo spettacolo “Lo specchio dell’arte: voci e colori in frantumi”, diretto dalla regista Sabina Spazzoli e interpretato da 15 detenuti della sezione maschile e della sezione femminile, che hanno condiviso il palco con 5 studentesse del triennio del liceo “Monti” di Cesena: Alice Drudi, Maria Antonieta Polichetti, Arianna Magnani, Greta Peroni, Agnese Sintoni. Gli attori, provenienti da otto paesi diversi (Italia, Ungheria, Tunisia, Repubblica Dominicana, Brasile, Albania, Tunisia, Marocco, Burkina Faso) hanno dato voce con monologhi molto toccanti, spesso scritti da loro, ad artisti folli che la società ha emarginato. Insieme a Antonin Artaud, teorico del teatro e drammaturgo che ha posto le basi del teatro contemporaneo, internato per nove anni, e sulla cui figura ruota il tema triennale proposto dal Coordinamento Teatro Carcere, hanno espresso il loro disagio raccontando la loro storia, artisti come Van Gogh, Sarah Kane, Magritte e tanti altri, sulla straordinaria scenografia di Stefano Camporesi, ispirata alle macchie di Rorschach,
Lo spettacolo, che fa parte del Festival Trasparenze, organizzato dal Teatro del Pratello, in collaborazione con il Coordinamento Teatro Carcere Emilia Romagna, è il frutto dei due laboratori, quello con gli studenti del Monti e quello con gli ospiti della Casa Circondariale, tenuti in parallelo dalla regista a partire da ottobre 2024 . A maggio 2025 al teatro Bonci le ragazze del Monti, insieme agli altri ragazzi del Laboratorio Teatrale e del gruppo hip hop di istituto, avevano debuttato con lo stesso spettacolo con il titolo “Fuori e dentro. Storie di colori follia muri e... libera espressione”, nell’ambito del Festival di teatro scolastico dedicato a Elisabetta Turroni.
La regista
La regista Sabina Spazzoli spiega: «Tengo laboratori con i detenuti della casa circondariale di Forlì dal 2010, ma la collaborazione tra Liceo Monti e carcere è iniziata nell’anno scolastico 2014 2015: Il Coordinamento Teatro Carcere scelse come tema la Gerusalemme liberata. Quando lo comunicai ai detenuti, uno di loro in uno spiccato accento regionale mi disse: “Ma Sabina, noi una condanna ce l’abbiamo già!”. Fu allora che mi venne l’idea di coinvolgere i ragazzi del “Monti”. Tenevo un laboratorio anche al liceo, coordinato dalla prof.ssa Franca Solfrini, che abbracciò con entusiasmo l’idea. Da allora “fuori” e “dentro” non hanno mai smesso di comunicare attraverso la stesura del testo per poi incontrarsi per le prove nei due giorni precedenti e sul palco del carcere. Ci tengo a far notare che questo progetto si può realizzare grazie alla collaborazione di tante persone: il direttore del carcere Carmela De Lorenzo, la polizia penitenziaria, i volontari dell’associazione Con...tatto, tutto il personale dell’area educativa, la compagnia Malocchi e Profumi, il Coordinamento Teatro Carcere, Giulia Magnani, ex allieva del Monti, veterana del Laboratorio teatrale e attrice, lo scenografo Stefano Camporesi, ma anche il Rotary Club Cesena, che per il secondo anno ci sostiene».
Le insegnanti
Daniela Romanelli docente referente del progetto, sottolinea il grande valore educativo dell’iniziativa: «“Homo sum, humani nihil a me alienum puto”, ossia “sono un essere umano, non ritengo a me estraneo nulla di umano”, è il motto del liceo “Monti”. Questo celebre verso di Terenzio è la principale finalità del nostro istituto. Da sempre la nostra scuola, infatti, ben prima che l’educazione civica diventasse materia curricolare, fa maturare nei giovani la consapevolezza che la cultura, la conoscenza, la profondità dei classici portano con sé inevitabilmente senso civico, solidarietà, apertura all’altro. Attività come questa contribuiscono allo sviluppo di questi valori nei nostri ragazzi, di cui andiamo davvero fieri». Letizia Bisacchi, altra docente, aggiunge: «È il mio secondo anno al “Monti” e, essendomi già occupata di teatro nella scuola dove insegnavo prima, quest’anno ho deciso di prestare le mie competenze a questo progetto. Per me è stata, quindi, la prima volta che entravo in un carcere, ma soprattutto che assistevo a uno spettacolo in carcere. È stata un’esperienza inaspettata e piena di sentimento. Questo progetto dà la possibilità ai detenuti di guardare oltre i confini del carcere e accende una luce di speranza. Lo spettacolo è stato di altissimo livello e commovente».
La studentessa
Agnese Sintoni, studentessa della 4a Ac del Monti, racconta così l’esperienza fatta: «Ho scelto di aderire a questo progetto perché la mia sorella maggiore aveva già fatto questa esperienza che l’ha arricchita molto. È stato così anche per me. Quello che mi ha colpito di più è stato sentire quanto per i ragazzi del carcere sia importante lavorare con noi e realizzare qualcosa insieme. Sono stati bravissimi, siamo subito entrati in sintonia e l’emozione è stata più grande di quella provata sul palco del Bonci. Mi rendo conto dell’impegno profuso da tanti, ma ne vale davvero la pena».
La presidente Rotary e l’assessora
Ombretta Sternini, presidente Rotary Club Cesena, è stata colpita soprattutto dalla «modalità con cui è stata trattata, in un percorso ricco di riferimenti culturali, la tematica dell’arte come strumento di riscatto e di libertà».
Gratitudine alla regista Spazzoli, alla professoressa Romanelli, alle studentesse e agli studenti e ai detenuti è stata espressa dall’assessora Carmelina Labruzzo, che ha assistito all’evento: «È stata un’occasione unica di condivisione. La narrazione, portata in scena con grande passione, è piena di contenuti profondi e spunti arricchenti. Un viaggio delicato tra arte e follia. Un bel percorso che rimarrà nelle menti e nei cuori di tutti coloro che hanno recitato e che hanno avuto il privilegio di assistervi».