Cesenatico, ristoranti schiacciati tra due guai: sos

CESENATICO. Ristoratori a corto di clienti e per giunta con spese di gestione sempre più salate da affrontare. Passate le feste, con tavoli tutt’altro che pieni a causa delle tante disdette piovute, si fanno strada due incubi: da una parte, altri mesi di gran magra per l’emergenza Covid che non accenna a finire; dall’alta parte, il caro bollette, a cui si aggiunge il rincaro delle materie prime. A sottolinearlo, allarmata, è Monica Rossi, presidente di “Aerre”, associazione per così dire sindacale che riunisce una cinquantina di ristoratori di Cesenatico. «Le attività di ristorazione sono in sofferenza e l’emergenza non è ancora finita - dichiara - Il pessimo mese di dicembre ha vanificato il lavoro di questa estate, che aveva fatto ben sperare in una ripresa. Ci ritroviamo invece ancora dentro un’emergenza che per la nostra categoria è strettamente collegata a quella sanitaria. Tra contagiati, timori e provvedimenti adottati, ci sono cancellazioni a raffica di prenotazioni già fatte e servizi già confermati, con un grave danno e scombussolamento per le aziende». Come se non bastasse, spaventa il caro bollette. «Unito ai costi delle materie prime, che sono lievitati, rischia di diventare insostenibile in una situazione in cui i ristoranti rimangono vuoti a causa della paura dei contagi e dell’introduzione del super green pass, misura certamente necessaria ma che comporta una diminuzione delle presenze». Si tratta di una situazione di oggettiva difficoltà, destinata a farsi sentire in modo particolarmente pesante nei primi tre mesi dell’anno, che per loro natura non sono i migliori dell’anno per le attività ristorative. La presidente di “Aerre” descrive questo momento in modo secco: «Se da una parte i ristoranti continuano a rimanere al loro posto, aperte, dall’altra parte l’affluenza è così bassa che è come se fossero chiuso». Che non si fermino è però fondamentale per tutti: «Il nostro è un paese turistico - evidenzia Monica Rossi - e i ristoranti, restando aperti praticamente per tutto l’anno, fanno da traino anche al mercato del lavoro».