Cesena, staffetta di digiuni per Gaza: fioccano le adesioni, sono già 44, per 72 giornate totali

È iniziata con una larga e convinta partecipazione la staffetta dei digiuni per Gaza lanciata dalle Cucine Popolari di Cesena. Da lunedì 1 settembre a tutto ieri, sono state già state 29 le persone che non hanno toccato cibo per almeno ventiquattr’ore consecutive. E sono tante le registrazioni di chi si è impegnato a farlo nei prossimi giorni, tanto da consentire già ora di avere una o più persone che hanno deciso di fare questo gesto per 13 giornate di fila: fino al 13 settembre incluso non passerà un giorno, per il momento con un’unica eccezione, senza che qualcuno, accogliendo l’invito delle Cucine, non faccia sentire la propria vicinanza al popolo palestinese e la propria condanna totale del genocidio di cui Israele si sta macchiando. E fin da ora, se si troverà qualcuno che si prenoterà per domenica 14, il filotto di date tutte occupate da almeno un digiunante quotidiano è destinato ad arrivare fino al 19 settembre incluso. Ma anche successivamente, e al momento fino a fine mese, ci sono già altre persone che hanno programmato di partecipare in varie giornate della terza decade.

Ieri sera erano già 44 in tutto i cittadini iscritti a questa “staffetta della coscienza”, per un totale di 72 digiuni completati (c’è chi li sta ripetendo o li ripeterà più volte) o annunciati, con l’intento di dire basta all’orrore a Gaza e «ricordare e far ricordare che esistono ancora dignità, compassione e responsabilità» in questo mondo pieno di governi cinici e indifferenti. Ci sono tanti modi per farlo e il più eclatante e concreto, di cui si sta tanto parlando e anche in zona sta ricevendo tanti plausi e appoggi (tra cui la veleggiata organizzata sabato scorso a Cesenatico da un gran numero di associazioni), è la missione umanitaria della “Global Sumud Flotilla”, che sta iniziando a navigare verso la Striscia, carica di aiuti di parecchie dedcine di imbarcazioni. La mobilitazione proposta dalle Cucine ha un valore simbolico e comporta sicuramente meno rischi e meno sacrifici, ma c’è un filo ideale che li unisce e il fatto di essere nata spontaneamente dal basso, per una scelta personale ma resa pubblica e al tempo stesso con una condivisione collettiva.

Lo spirito dell’iniziativa delle Cucine è stato magistralmente spiegato sulla rivista “La Parola” in questo modo: «È una dichiarazione di presa di distanza, di opposizione fatta in modo totale, con la mente il corpo. Non è un digiuno individuale, penitenziale, salutistico, è un atto simbolico che apre una battaglia collettiva che cerca adesioni. Perché il simbolo, come dice la parola stessa, è qualcosa che tiene insieme, che unisce, che dà forza a chi vi si riconosce. Al simbolo non si chiede una utilità pratica ma di rappresentare un’idea. Di renderla riconoscibile e manifesta. E quando un’idea diventa pubblicamente forte, qualcosa prima o poi sposta, a volte per forza se non per amore, perché finisce in qualche modo per mordere alle calcagna chi sta nei luoghi delle decisioni».

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