Il Comune fa compere per proteggere i suoi tesori custoditi nella parte più pregiata della Biblioteca Malatestiana. Punta sulle nuove tecnologie, costituite da sensori per misurare temperatura, umidità e la presenza di alcune sostanze nell’aria all’interno della quattrocentesca Aula del Nuti. Ma si affida anche alle buone vecchie tende, per riparare meglio dalla luce i delicati manoscritti.
È questa la lista della spesa per difendere un patrimonio culturale immenso, e già che c’erano gli uffici di Palazzo Albornoz hanno pensato anche agli studiosi che frequentano la sala dove è possibile consultare manoscritti e volumi e altro materiale che fanno parte di fondi speciali: per migliorarne la visione sono state ordinate nuove lampade da tavolo.
Fin dal 2022, grazie a un finanziamento ottenuto attraverso il Piano museale della Regione, alla Malatestiana si è realizzato il progetto “Che tempo fa”, per il monitoraggio del microclima nelle quattro sale storiche di maggior valore presenti in biblioteca: l’Aula del Nuti, la Sala Piana, la Sala Lignea e la Biblioteca Comandini. È stato possibile grazie a sonde per il rilievo di temperatura e umidità relativa, che permettono di incrociare i dati con quelli outdoor, ottenuti da una stazione metereologica esterna, appositamente installata. Adesso, con un investimento di circa 11mila euro, si è deciso di procurarsi da una ditta milanese 7 sensori ancora più all’avanguardia, uno dei quali misura anche Voc, Co2, Ch20, Pm (tutte sostanze volatili che è importante tenere sotto controllo per mantenere in salute i vecchi codici), oltre al relativo server.
Con un’aggiunta di altri 1.500 euro si sono inoltre comprate sei lampade da tavolo per chi consulta il materiale prezioso e fragile che è parte integrante della biblioteca che l’Unesco ha inserito nel 2005 nel Registro della Memoria del Mondo.
Venendo alle tende, si è deciso di acquistare da un venditore ferrarese una quarantina di confezioni di teli, con relativi sistemi di scorrimento, per una spesa di oltre 12mila euro. Saranno messe negli uffici dove lavorano i bibliotecari, migliorando comfort e anche abbattendo consumi energetici, ma soprattutto a tutte le finestre dei luoghi più delicati, come la Lignea, la piana, i locali davanti all’Aula del Nuti. La luce solare è infatti un agente di degrado primario per i materiali librari, archivistici, pittorici e i reperti esposti.