Cesena, sabato si scende di nuovo in piazza per la Palestina

I costruttori di pace cesenati torneranno in piazza sabato prossimo per ricordare che a Gaza la guerra non è finita, nonostante i proclami di pace, e che in Cisgiordania continuano l’oppressione quotidiana e il furto di terra dei coloni ebrei. Ma allargando lo sguardo la mobilitazione mira a mettere in guardia dai venti di guerra che soffiano in modo sempre più impetuoso. In occasione della Giornata internazionale di solidarietà col popolo palestinese, alle 18 del 29 novembre, in piazza Almerici, “Stop rearm Europe-Cesena” tornerà a manifestare, come già fatto il 3 ottobre, quando si mobilitarono 4mila persone.

Francesco Occhipinti spiega che è necessario per ribadire che «il rispetto del diritto internazionale è un principio irrinunciabile e, di fronte a ingiustizia e violazioni dei diritti umani, la società civile non può rimanere in silenzio». Sulla situazione nei territori palestinesi fa notare che «a Gaza la tregua non ha portato a una reale cessazione delle ostilità e centinaia di migliaia di sfollati vivono ancora senza servizi essenziali, mentre in Cisgiordania gli attacchi dei coloni hanno raggiunto il livello più alto dal 2006. Anche nel sud del Libano persistono tensioni. Questi scenari evidenziano la debolezza della comunità internazionale, spesso incapace di far rispettare il diritto internazionale. L’Unione Europea non ha ancora assunto una posizione coerente con i propri valori, mentre l’Italia, insieme alla Germania, continua a non riconoscere lo Stato di Palestina, mantenendo un quadro di ingiustizia che ostacola qualsiasi percorso politico verso la pace. Come ricorda la relatrice speciale Onu Francesca Albanese, i Paesi occidentali portano responsabilità dirette nel perpetuarsi dell’occupazione. Chiediamo con forza che le istituzioni internazionali adottino sanzioni nei confronti di Israele».

Preoccupa inoltre «un modello di economia di guerra, che in Italia si traduce in un forte aumento della spesa militare a scapito di welfare, scuola, sanità e servizi pubblici».

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