Cesena, questionari sui Quartieri: il legame c’è, sulle forme di partecipazione ci sono sono dubbi

Cesena

Il 46,% dichiara di trascorrervi la maggior parte delle proprie giornate, ma persistono difficoltà e reticenza nel conoscere e prendere parte alle sue iniziative. È uno dei dati più rilevanti emersi dalle risposte fornite finora da un campione di 200 partecipanti ai questionari proposti dal Comune per conoscere l’idea dei cittadini sui quartieri. Distribuiti in tutte le 12 sedi, costituiscono una fase di ascolto diretta utile al Comune per la stesura del futuro regolamento di quartiere (a cui seguiranno elezioni in autunno), che sarà strutturato in tre sezioni: valore identitario dei Quartieri; composizione e disciplina elettorale dei Consigli e loro ambiti di competenza.

Due sere fa, l’esito parziale (c’è tempo per esprimersi fino al 30 giugno) è stato illustrato alla quarta commissione consiliare. Tra le priorità che dovrebbero avere queste istituzioni di prossimità, secondo gli interpellati, spiccano: cura degli spazi pubblici e del verde urbano (51%); mediazione tra cittadini e amministrazione comunale; maggiore sicurezza che garantisca “più vivibilità” agli spazi comuni (45%).

I moduli del sondaggio sono costituiti per lo più da domande a risposta multipla, eccetto le ultime due a risposta aperta nelle quali i cittadini possono esprimere libere riflessioni. Il Cervese nord (17,3% di abitanti) e l’Oltresavio (13,4%) sono le zone dove si è registrata ma maggiore partecipazione, mentre c’è stata una totale astensione da parte dei residenti di Borello: 0%. La fascia d’età 46-65 anni è la più interessata. Solo il 29,5% ammette di conoscere funzioni e “alcune attività” dei Consigli di Quartiere, con la precisazione di “non avervi mai partecipato” e il 26,3% sa appena che esistono.

Le prospettive

Sul tema dell’identità e del ruolo dei Quartieri persistono dubbi tra i cittadini, ma con margini per fugarli. I più ritengono che non sia ancora un “vero punto di ascolto capace di trasformare i problemi individuali in questioni da risolvere insieme, ma potrebbe diventarlo”. Da qui il riscontro di un interesse crescente verso il tema: il 43,6% del campione riporta di aver segnalato situazioni rilevanti nel quartiere; il 35,9% dichiara di aver partecipato a incontri pubblici per esprimere opinioni su decisioni importanti. Un 24% riterrebbe di poter essere coinvolto nella vita del medesimo “con una partecipazione flessibile e per progetti specifici di proprio interesse”; il 19,8% offrirebbe “contributi occasionali”; un 19,9% preferirebbe la “presentazione di idee e progetti con modalità digitali perché più agili”. A influenzare la partecipazione sarebbero principalmente impegni e disponibilità di tempo (53,8%) e insufficiente comunicazione sulle iniziative di opportunità (48,7%). Fermo restando che oltre 10% di cittadini si dicono “non disposti a mettere in comune col quartiere risorse personali”, si registra l’apertura a fornire “capacità organizzative” (41,7%) e “idee e visione” (43%).

I suggerimenti

In cima alla lista dei miglioramenti possibili c’è la creazione di “spazi fisici riconoscibili come casa di quartiere” (80%) che sia dotata di “identità viva e riconoscibile, buona gestione e facilmente accessibile”. Caratteristiche, in parte ritrovate nelle attuali sedi, ma migliorabili. Stesso orientamento sui mezzi di comunicazione dell’ente. Eccetto newsletter, app e verbali pubblici, che i cittadini utilizzerebbero, non verrebbero invece ipotizzati canali social, bacheche fisiche, incontri periodici (per mancanza di tempo. Regge il “passaparola”.

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