Cesena, "quella volta dei Nomadi": l'ex sindaco ricorda Faedi

Cesena

Raniero Faedi, fucina di mille iniziative ricreative rivolte agli anziani e inventore del Capodanno in piazza del Popolo, ha lasciato un segno profondo sulla comunità cesenate, alla quale il Covid lo ha strappato all’età di 84 anni. Ma il volontario, anima dell’associazione per la terza età “Vivere il Tempo”, non verrà dimenticato soprattutto da migliaia di persone che hanno avuto la fortuna di conoscerlo nel corso degli anni. Magari in occasione delle gettonatissime gite e vacanze che organizzava per gli anziani. Infine, del suo valore come interlocutore delle istituzioni è testimone l’ex sindaco Paolo Lucchi, che ha collaborato con lui a mettere in campo tante attività sociali, stringendo un legame d’amicizia che andava ben oltre. Intenso e toccante il suo ricordo.

Inarrestabile, generoso e umile

«“Pugno di ferro in guanto di velluto”: tante volte, assieme all’assessora Simona Benedetti, che aveva a che fare con lui quasi quotidianamente, ci siamo detti che Raniero era così. O forse, più alla romagnola, “sorriso e determinazione”. Perché quando c’erano in gioco i valori ai quali teneva di più - la solidarietà, la costante disponibilità verso gli altri, la capacità di lavorare per il bene della nostra Cesena - non c’era modo di fermarlo: entrava in un mondo fatto di concretezza e di impegno, dal quale ti sentivi, inevitabilmente, assorbito come in un vortice. E allora riconoscevi le sue doti migliori, che però, come non capita a tanti, erano messe a frutto per la città, non per obiettivi personali. Perché poi, quando era il momento di raccogliere i frutti del suo lavoro, salendo su un palco, dopo aver organizzato vacanze al mare o in montagna per conto del Comune, feste a “Vivere il tempo”, la splendida manifestazione in piazza del Popolo del 25 aprile o quella complicatissima di Capodanno, inevitabilmente scappava. E tu dovevi rincorrerlo a suon di “ma dai Raniero, avete organizzato tutto tu ed i ragazzi di Vivere il tempo, sarà pure il caso che tu lo dica!”. E allora, dopo un’occhiata con l’inseparabile Gianfranco Rossi, un altro campione assoluto di solidarietà ed amore per Cesena, Raniero prendeva il microfono e, scusandosi per il disturbo, ringraziava i volontari. Gli altri, sempre, quasi lui non fosse stato il motore di tutto».

Le lacrime per i Nomadi

Poi Lucchi riferisce un aneddoto riferito a un momento particolare, rimasto impresso nella memoria di migliaia di persone che lo condivisero assieme. «Una sola volta l’ho visto veramente carico e consapevole di essere stato bravo: quando salimmo sul palco della festa di Capodanno 2018, assieme ai Nomadi. La piazza era strapiena, festosa, con migliaia e migliaia di persone appiccicate, e oggi a pensarci sembra quasi strano, pronte a cantare ogni pezzo a memoria. Raniero ai Nomadi ci teneva molto, perché erano stati, per anni il suo sogno irraggiungibile sin dal 2000, quando per la prima volta si era cimentato con la festa di Capodanno assieme a Giordano Conti, Sindaco in quell’anno così particolare, che sostenne la sua intuizione sin dall’inizio. E ci eravamo riusciti, ad averli i Nomadi, prenotandoli sin dal mese di maggio, motivando sponsor nuovi ed anche un po’ rischiando. La gran parte del lavoro, come sempre, l’aveva fatta lui, affiancato costantemente da Gianfranco e Simona. Ma il motore era stato Raniero. Quella sera si lasciò andare e, quasi con pudore, pronunciò un “ciou, stavólta a sèm stè brèv”, che rappresentava il massimo della considerazione di sè: l’essere parte di una squadra. Mentre, in realtà, di quella squadra costruita sull’amicizia, la solidarietà, l’amore per gli altri, Raniero era il capitano. Poi iniziammo a cantare assieme a tutta la piazza “Io vagabondo” e lì Raniero sul serio si commosse fino alle lacrime. Senza vergognarsene, perché lui era così: vero, sempre. Mancherà a tanti Raniero, perché con lui, e con la sua Rosalba, che ci ha lasciati qualche giorno prima, se ne va una parte bella del cuore più vero di Cesena».

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