Cesena, proteste da Provezza dopo i lavori per il gasdotto: «Fughe di animali in strada e alberi non irrigati»

Non è finito il braccio di ferro legato al passaggio del metanodotto di Snam attraverso il bosco accanto alla fattoria-rifugio per animali creata a Provezza dai coniugi Marta Garaffoni e Federico Raspadori. I tubi del gas sono stati posati sotto terra e ricoperti e la ditta ha lasciato ormai da tempo quella proprietà in via Del Grillo, una cui porzione resterà sottoposta a servitù. Però si stanno ora aprendo altri due fronti di lotta, resi pubblici anche con un videomessaggio inserito sui social dalla combattiva 34enne.
Un nodo riguarda le manutenzioni pattuite. In particolare, l’irrigazione degli alberi ripiantati da Snam dopo gli abbattimenti - lamenta Garaffoni - non viene fatta. «La società si era impegnata, sia con comunicati stampa, sia con l’accordo siglato davanti a personale della Questura, a occuparsi degli alberi per 5 anni, con innaffiamenti periodici. Invece, non si sono mai presentati e, se non ci avessimo di nuovo pensato io e mio marito, sarebbero già morti».
L’altro problema segnalato è la realizzazione dei recinti degli animali e il ripristino della rete perimetrale della fattoria. A quanto pare, non sono state fatte a regola d’arte, come era stato garantito dalla società. Lo testimoniano un paio di episodi: «Passanti hanno minacciato di denunciarci perché il nostro cane Artù è uscito proprio dove Snam non aveva risistemato a dovere la rete. Anche Steve, il nostro asino, è scappato, andandosene in giro per le strade di Provezza: ci hanno avvisato mentre stavo lavorando al teatro Bonci per preparare il saggio della scuola di danza». Quella che gestisce insieme a sua sorella.
Ma sono tanti - aggiunge la donna - i ripristini che sono stati fatti «solo dopo mille insistenze mie e di mio marito». Anche altri impegni che Snam aveva preso durante la permanenza del cantiere sarebbero stati disattesi: «Sulle carte firmate era scritto, per esempio, che il veterinario sarebbe venuto ogni due settimane durante i lavori. Invece, in mesi e mesi, lo abbiamo visto solo una volta».
Poi la critica si fa più generale, diventando ecologica e politica. «Se l’Emilia Romagna è ricca, lo è solo perché abbiamo molestato e venduto la nostra terra al cemento - dice Marta Garaffoni, che alle ultime elezioni si è anche candidata come consigliera regionale con Avs, ottenendo quasi 500 preferenze - Ma così facendo, i nostri territori sono diventati talmente brutti che non abbiamo più interesse a salvaguardarli».