Cesena, Paola Pedrelli ricercatrice ad Harvard: “Studio una app che riduce i sintomi della depressione”

Cesena

Ad essere insignita del premio Malatesta Novello 2025, questo sabato, nel terzetto di cesenati illustri ci sarà anche la professoressa di Psicologia della Harvard Medical School, Paola Pedrelli, distintasi per il suo significativo contributo alla ricerca scientifica internazionale nel campo della psicologia e della psichiatria.

Direttrice associata del Depression Clinical and Research Program (Dcrp) del Massachusetts General Hospital (Mgh), è una ricercatrice di riferimento nello sviluppo di tecnologie digitali per il monitoraggio e il trattamento della depressione, integrando intelligenza artificiale, dispositivi indossabili e sensori mobili.

Le abbiamo chiesto qualcosa di più sul suo prezioso lavoro di ricerca in costante evoluzione, per la quale si è meritata il riconoscimento.

Come nasce la sua ricerca nell’ambito delle nuove tecnologie finalizzate alla cura della depressione?

La mia ricerca nasce dall’osservazione che, nonostante la depressione sia molto diffusa, molte persone faticano ad accedere a cure adeguate perché gli psicologi e psichiatri sono pochi e le visite sono molto costose. Questo mi ha spinta a cercare soluzioni che rendessero i trattamenti più accessibili ed efficaci e che permettessero di riconoscere la depressione più rapidamente. Negli ultimi anni, questa motivazione mi ha portato a sfruttare nuove tecnologiche per sviluppare strumenti innovativi per la terapia e diagnosi della depressione.

Su quali tipi di strumenti si è focalizzata?

Per esempio, ho condotto uno studio su una app terapeutica che riduce i sintomi depressivi e dell’ansia migliorando la flessibilità mentale. In parallelo, sto creando strumenti che permettono di monitorare la depressione in modo continuo e oggettivo grazie ai sensori presenti in smartphone e smartwatch. Rispetto ai questionari tradizionali, questi dati permettono valutazioni più sensibili e un supporto più tempestivo.

Strumenti come l’intelligenza artificiale faranno la differenza nel percorso di cura di una malattia mentale?

Sì, l’intelligenza artificiale sta già trasformando la salute mentale. Può offrire supporto immediato attraverso chatbot e assistenti virtuali personalizzati e permettere l’analisi di grandi quantità di dati raccolti da dispositivi digitali, migliorando la precisione delle valutazioni cliniche. Inoltre, l’Ia sta accelerando la scoperta di nuovi biomarkers, fondamentali per comprendere meglio i disturbi mentali e sviluppare cure sempre più personalizzate.

Perché patologie come la depressione spesso non sono considerate al pari di altre malattie?

Uno dei motivi per cui la depressione viene ancora sottovalutata è che i suoi sintomi non sono visibili come quelli di molte malattie fisiche. Questo porta a pensare, erroneamente, che siano solo stati d’animo da “controllare meglio”. Così la perdita di motivazione o l’incapacità di provare piacere vengono interpretate come mancanza di volontà, invece che come segnali di una condizione clinica.

C’è anche scarsa informazione sul tema?

La scarsa informazione contribuisce a ridurre la percezione della gravità della depressione e spesso ritarda la diagnosi. In medicina siamo abituati a basarci su indicatori oggettivi per fare una diagnosi: per esempio, nel diabete si misura la quantità di glucosio nel sangue e valori troppo alti indicano la presenza della malattia. In psichiatria, invece, non esistono ancora biomarkers chiari e universalmente accettati che “certifichino” la depressione nello stesso modo. Una parte della mia ricerca mira proprio a identificare misure oggettive che possano aiutare a diagnosticare meglio la depressione e ridurre lo stigma che la circonda.

Il Premio Malatesta Novello sancisce un ulteriore legame con la sua città d’origine?

Conoscevo bene il premio perché persone che stimo lo hanno ricevuto. Per questo essere scelta è stato per me un grande onore e una sorpresa. Anche se vivo all’estero da molti anni, il legame con Cesena è rimasto fortissimo: torno spesso per vedere la mia famiglia e gli amici e continuo a considerarla la mia casa. Questo riconoscimento rende ancora più speciale il mio rapporto con la città.

Cosa si augura per il futuro?

Mi auguro un futuro in cui lo stigma verso i disturbi mentali sia finalmente superato e in cui chiedere aiuto sia semplice e naturale. Vorrei cure più accessibili, personalizzate e tempestive, e che la salute mentale fosse considerata importante quanto quella fisica. Inoltre, spero anche che cresca la consapevolezza del ruolo fondamentale che la ricerca e le tecnologie innovative possono avere nel campo della salute mentale. Mi auguro che sempre più ragazze e giovani donne si avvicinino alle discipline Stem, perché avranno un ruolo decisivo nel costruire la salute mentale del futuro.

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