Cesena, nuova casa per le Cucine Popolari da fine 2027: «Un dono per tutta la città»

Il luogo più spazioso dove le Cucine Popolari si sposteranno in zona ippodromo, presumibilmente a fine 2027, condividendolo con l’associazione “Hobby Terza Età”, che già lo ha in gestione, e con Arci, sarà una «grande opportunità e un regalo alla città che resterà per sempre». Non solo perché, grazie a 120-130 posti a sede rispetto ai 70 dell’attuale sede accanto al “Don Baronio”, «si potranno accogliere in modo più comodo, senza doppi turni» le quasi 150 persone che mediamente vanno a consumare un pasto lì ogni giorno. Anche grazie alla presenza dell’area esterna, la nuova sede potrà svolgere in pieno le sue ulteriori funzioni di «sfamare i frequentatori non solo di cibo ma di relazioni» e di fare incontrare indigenti spesso “invisibili” con chi va lì non per necessità ma per il piacere di mangiare qualcosa di buono insieme a chi ha poco o niente. Un aspetto che rende le Cucine differenti dalle pur preziose mense per poveri, sostituendo alla parola “carità” i concetti di “giustizia sociale” e “condivisione”, “inclusione”.
A lanciare questo messaggio è Oriana Casadei, presidente dell’associazione che dal marzo 2022 ha dato vita a un’esperienza finita negli ultimi giorni scorsi al centro di un acceso dibattito politico, dopo che consiglieri di Fratelli d’Italia ne hanno messo in discussione l’utilità e ne hanno contestato il legame con Maria Elena Baredi, oggi assessora. È stata lei a lanciare l’idea, che ha preso forma però col contributo di tanti (e il nome di Baredi non figura neppure tra i 7 fondatori) e oggi si basa sulla generosità di oltre 200 volontari e su un vasto sostegno di donatori.
Casadei, che fa tra l’altro notare che la futura sede aiuterà a sviluppare nuove iniziative su cui si sta già lavorando (le officine popolari, le cure popolari e le creatività popolari), ricorda il percorso fatto dalle Cucine Popolari in quasi tre anni e mezzo. Partendo dall’accogliere 30-40 persone bisognose al giorno, hanno avuto uno sviluppo impetuoso, un po’ perché le sacche di miseria stanno crescendo e un po’ perché sono riuscite a farsi conoscere e apprezzare in modo impetuoso. Il punto di svolta - racconta la presidente del sodalizio - è stato «subito dopo l’alluvione del maggio 2023, quando per 5 settimane i volontari delle Cucine Popolari, la cui attuale sede era stata alluvionata, sono andati proprio nella sede di “Hobby Terza Età”, a preparare 500 pasti quotidiani per chi era stato colpito dal disastro». Un servizio svolto praticamente senza alcun contributo pubblico: la cifra ricevuta è stata di appena 32 centesimi per ciascuno degli 11.200 pasti serviti.
In quel periodo la bellezza di quell’esperienza - prosegue Casadei - ha fatto breccia in tanti cuori, facendo impennare le donazioni, arrivate a ben 300 mila euro. Somme di denaro sono state versate «persino da italiani che vivono a Barcellona o da gente del quartiere San Siro di Milano che conosceva la nostra terra perché veniva in vacanza al mare».
A quel punto, «abbiamo iniziato a pensare a un posto più capiente e abbiamo scartato l’ipotesi di acquistare un immobile, perché vogliamo qualcosa che resti per sempre patrimonio sociale della città. Nel marzo 2024 i Servizi sociali del Comune ci hanno contattato per presentare a noi e a “Hobby Terza Età” la possibilità di ristrutturare e poi ricevere in convenzione insieme, coinvolgendo anche Arci, lo stabile vicino all’ippodromo. Dopo 8 incontri, nella scorso dicembre, si è arrivati alla firma».
Quando le Cucine Popolari, che partecipano all’operazione mettendo 200 mila euro di risorse proprie, potranno trasferirsi in quello spazio, Casadei evidenzia che ne trarrà grande beneficio anche l’aspetto dello «stare insieme», oltre alla nutrizione. Perché essere in condizioni di povertà non fa venire meno solo il pane ma spesso crea anche isolamento. Attorno ai tavoli delle Cucine, col loro motto “mangia quanto vuoi, dona quel che puoi”, si soddisfa anche quel bisogno, che è di tutti.