Cesena, “Noi in viaggio nei Balcani sulla nostra Panda di 23 anni”

Cesena
  • 10 luglio 2025

Circa 2.800 chilometri percorsi, da via Garampa a Cesena fino a Sithonia in Grecia, nella Penisola Calcidica, passando per Durazzo, Berat, Argirocastro, Corizza, il Parco nazionale di Shebenik e Tirana. Il tutto a bordo di una vecchia Fiat Panda prima serie, con 23 anni sulle spalle, anzi sul motore e sulla carrozzeria. È la pazza avventura vissuta da Yuri Bianchi insieme alla compagna Simona Tinti e alla figlioletta di 4 anni, Lucia.

«Abbiamo voluto fare un viaggio simbolico - dicono i protagonisti - per dimostrare in modo scanzonato a noi stessi e al mondo dove viviamo che non servono grandi attrezzature o vetture per girare il mondo, ma solo la volontà di mettere corpo e spirito in viaggio, al di là di tutto». Su quanto hanno visto, l’uomo racconta: «Abbiamo potuto constatare che dall’altra sponda, un po’ più a sud, del nostro Adriatico esiste un mondo tanto simile e tanto diverso da noi. L’Albania, la nazione delle aquile, affisse su ogni bandiera o souvenir in ogni dove, ci è parsa come una cugina stretta che non vediamo mai, che vive in un modo che sembra non appartenerci più ma che fa venire nostalgia di una vita più semplice ormai perduta, schiacciata dalla fretta e dall’efficientismo della moderna società occidentale. L’Albania conosciuta tra le chiacchiere nei bar di Berat, durante un taglio di capelli da un barbiere di Argirocastro, alla modica cifra di 5 euro, o nei ristoranti affollatissimi a Tirana, dove nessuno emette scontrini, ci è sembrata una nazione con due facce in silenzioso contrasto: da una parte, conserva ancora la genuinità della vita contadina, capace di godersi la semplicità di un pomeriggio passato al bar o al centro sociale del paese e di apprezzare i frutti del duro lavoro dei campi; dall’altra cerca disperatamente con potenza virile di raggiungere l’Europa, scrollandosi di dosso i retaggi della dittatura di Enver Hoxha per vestire gli abiti di tendenza del benessere occidentale, magari suggeriti dagli influencer di Instagram. E così case ultramoderne coesistono con capre libere di pascolare ai bordi delle strade». Con una domanda: «Mentre la nostra coraggiosa utilitaria arrancava su passi montani coltivati da tenaci contadini, ci chiedevamo se la loro rincorsa verso il nostro stile di vita fosse un traguardo o un’illusione. Alcune risposte ce le hanno date i tanti albanesi con cui abbiamo parlato. Il proprietario di un negozio che vende kofte, polpette balcaniche tremendamente saporite, ci ha detto: “Ora voi europei state pagando l’ingresso dell’Albania in Europa, attraverso le infrastrutture e gli aiuti che stiamo ricevendo. Un giorno avremo l’euro e tutto costerà almeno il doppio. È vero che il turismo è cresciuto molto in questi anni, ma sulla costa ormai la speculazione edilizia fa fare soldi praticamente solo a inglesi, russi ed altri imprenditori esteri. Cosa rimarrà effettivamente a noi?”. Anche un cameriere in un ristorante sul lago di Ocrida ci ha confessato: “Qui abbiamo tutto: frutta, formaggi, verdura, laghi, mare, montagne, città storiche. È la politica l’unica cosa che non funziona: troppa corruzione e nessun reale interesse per il popolo”. In questo conflitto si nasconde la vera anima albanese, protesa nel futuro ma seduta ancora nella sua dura e complicata storia, che non ha però mai fatto sentire soli noi viaggiatori cesenati audaci, a bordo della più popolare delle auto italiane. E ci ha fatto pensare, anche durante le soste di controllo della nostra Panda in officine meccaniche sparse in paesini impensabili, che l’uomo, senza le sue umanissime necessità di socialità e di ritmi più vicini alla sua natura, e in questo Albania docet, non se ne farà nulla di tecnologie all’avanguardia, infrastrutture futuristiche e stili di vita iper-performativi».

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