Cesena, nasce una rete di 12 associazioni e partiti contro “Rearm Europe”: domani incontro ai giardini pubblici

Dodici associazioni e forze politiche attive sul territorio cesenate e paladine della pace fanno quadrato contro il piano “Rearm Europe”, creando una rete. Si presenterà domani mattina alla città, in un incontro aperto a tutti, che si terrà alle 11.30 nei giardini pubblici di fianco al teatro Bonci.
Per il momento, hanno aderito Anpi Cesena, Cgil Forlì Cesena, Equamente, Europa verde Forlì-Cesena, Fondamenta Cesena, Gev Forlì-Cesena, Legambiente Forlì-Cesena, Libera Forlì-Cesena, Movimento 5 Stelle Cesena, Rifondazione Comunista Cesena, Sinistra Italiana Cesena e Ugs Forlì-Cesena.
“Stop Rearm Europe-Cesena” è il nome semplice e chiaro che si sono date, così come è ben delineato il punto di partenza del ragionamento e l’orizzonte: «In un contesto internazionale che conta più di cinquanta conflitti e guerre in corso nel mondo e davanti agli Stati Europei, Italia compresa, che corrono al riarmo, aumentando la spesa bellica nazionale,abbiamo deciso di creare una rete di supporto ai temi della pace e per chiedere lo stop al riarmo». Le dodici sigle che hanno deciso di rompere il ghiaccio tengono le porte aperte a ulteriori adesioni: «Invitiamo tutte le realtà che credono nel dialogo e nella pace e tutta la società civile a unirsi».
Anche le richieste sono estremamente chiare, «ispirate alla costruzione di un mondo in cui i conflitti tra stati non si risolvono con l’escalation della violenza e nemmeno con la morte di migliaia di civili. Vogliamo la difesa del diritto internazionale e umanitario; il no al riarmo; il disinvestimento dalla spesa militare; la centralità del dialogo e degli organismi internazionali; la costruzione e il sostegno ai corpi civili di pace; una mobilitazione larga, plurale e continuativa per non far scendere il silenzio sulle richieste di cessate il fuoco; lo stop alla guerra perché dove c’è guerra non ci sono i diritti; il no all’escalation bellica e al rischio nucleare; campagne di boicottaggio verso i marchi che finanziano gli Stati aggressori; la promozione di scelte etiche di consumo, come ha più volte ricordato la relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, Francesca Albanese».
Di tutto questo si parlerà domani, in quello che vuole essere il primo passo di un percorso lungo cui si punta ad aggregare il maggior numero possibile di gruppi organizzati o singoli costruttori di pace.