Cesena, nasce il gruppo romagnolo di Agricoltori Italiani per portare avanti le proteste dei trattori

Cesena

Quasi duecento gli agricoltori che martedì sera hanno partecipato all’assemblea fondativa della costola “Romagna” dell’associazione Agricoltori Italiani, l’associazione nata per portare avanti le rivendicazione delle cosiddette proteste dei trattori. Era già nato un primo gruppo a Ravenna, martedì si sono riuniti nella sala del circolo Hobby Terza Età di viale Gramsci a Cesena, agricoltori e allevatori del cesenate del forlivese e del riminese per fondare il gruppo Romagna, che include anche i ravennati. L’assemblea ha eletto presidente Loris Mengozzi, e vicepresidente Davide Rossi e eletto, per ogni provincia, un referente (nel caso di Cesena sarà Rossi) e un vice delegati a partecipare alle riunioni del gruppo regionale che parteciperà al tavolo a Roma con il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida.

Eletti presidente e delegati

«Con elezioni dei rappresentanti e l’approvazione dello statuto l’associazione si è costituita, ora mancano solo gli ultimi passaggi formali con l’Agenzia delle Entrate» racconta Mengozzi. L’associazione non nasce per essere alternativa alle associazioni di categoria, ma anzi per avere più forza nel rapportarsi con queste oltre che con le istituzioni provinciali, regionali e nazionali. «Abbiamo già incontrato alcune delle associazioni e ricevuto anche i primi feedback positivi. Nei prossimi giorni cominceremo a incontrare anche i sindaci e speriamo prosegua il dialogo con il ministero».

Dopo le proteste

Le istanze che portano avanti sono le stesse per cui sono scesi nelle piazze nelle settimane scorse: «Chiediamo che venga cambiata la Politica agricola comune, politiche che contrastino lo spopolamento della montagna e una distribuzione più equa di valore lungo la filiera. Frutta, verdura e cerali oggi hanno dei prezzi al produttore che sono insostenibili, spesso al di sotto dei costi di produzione. Noi non chiediamo di alzare il prezzo ai consumatori, ma una filiera più equa». Simile il ragionamento che fanno rispetto agli stanziamenti pubblici: «A livello provinciale, regionale e nazionale ce ne sono già tanti, forse persino troppi, ma va cambiato il modo in cui vengono distribuiti. Oggi premiano i grandi e la sciano indietro le realtà medie e piccole, che sono invece quelle che, specie in montagna, con il loro lavoro presidiano il territorio».

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