Cesena: “Mi picchiava, feriva e costringeva a mentire ai medici in Pronto Soccorso”

Cesena
  • 24 luglio 2025

La vicenda è rimasta emblematica perché lui, 45enne, è stato ammanettato e finito in carcere lo scorso 8 marzo proprio nel giorno della festa della donna. Con accuse di maltrattamenti in famiglia. Si trova ancora agli arresti domiciliari da quel momento e nell’aula del Tribunale di Forlì, davanti al presidente della collegio Monica Galassi (giudici a latere Marco De Leva e Andrea Priore) è stata chiamata a testimoniare la vittima delle sue aggressioni, una 50enne cesenate difesa dall’avvocato Tanja Guidone.

La testimonianza

«Mi ero da poco separata da mio marito - ha riferito la donna ai giudici e al pm Federica Messina, testimoniando coperta da una parete divisoria che impediva la vista con l’imputato difeso dall’avvocato Alessandra Fontana Elliot -. Avevo avviato le pratiche del divorzio quando l’ho conosciuto». Sono bastati pochi incontri per credere di avere a che fare con una persona che valeva la pena di frequentare e con la quale avviare una relazione. Almeno all’apparenza. Al punto che la donna ha trovato un appartamento in cui stare nella primissima periferia di Cesena e i due hanno iniziato a convivere. «L’incubo si è materializzato quasi subito quando siamo andati a vivere insieme. Ed è terminato soltanto quando i carabinieri se lo sono portati via».

I problemi

Sullo sfondo l’abuso di alcol da parte dell’uomo. Che ogni qual volta (e accadeva spesso) alzava il gomito, finiva per litigare con la donna. «Annebbiato da una gelosia senza senso - ha spiegato - che manifestava anche in pubblico quando frequentavamo i bar in cui spesso mi costringeva a raggiungerlo per l’aperitivo».

A casa però la situazione era decisamente peggiore. Anche perché l’uomo in pochi mesi di convivenza rientrava alterato dall’alcol. «E scoppiavano liti durante le quali lui spesso se la prendeva con i mobili e sfasciava tutto. Sia io che il vicinato abbiamo più volte chiamato le forze dell’ordine».

Se la donna riusciva ad allontanarlo da casa, lui reagiva spaccando la porta d’ingresso del condominio, cercando di rientrare. «Per il quieto vivere mio e di tutti gli riaprivo. Anche perché io l’amavo - ha spiegato in lacrime ai giudici -. Ma ben presto sono arrivate anche le lesioni».

Le ferite

Una volta una tumefazione ad occhio e un trauma cranico. In un altro caso scagliandola a terra le aveva rotto una costola. Lui si sincerava poi di accompagnarla in Pronto soccorso perchè non raccontasse mai come si fosse ferita. «Ed io inventavo scuse, anche sul lavoro. Chiedendo al medico malattie per gastroenterite quando invece mi vergognavo a presentarmi al lavoro con addosso i segni delle percosse ricevute».

Questo fino alla sera della festa della donna. Quando la somma delle denunce presentate da lei, che non lo voleva più in casa ma non sapeva come fare a liberarsene, sono sfociate in un’ordinanza di custodia cautelare eseguita dai carabinieri. L’uomo è rimasto in cella fin quasi alla fine del mese di marzo. Ed ora attende la prosecuzione del giudizio a suo carico agli arresti domiciliari.

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