Cesena, metanodotto Snam: accordi per gli animali e gli alberi del bosco-rifugio a Provezza

Aria di svolta al termine di quella che era giornata della verità per il tanto discusso passaggio del metanodotto di Snam nel bosco-rifugio per animali che Federico Raspadori e Marta Garaffoni hanno creato a Provezza. Ieri mattina, per quasi 4 ore, la coppia che vive in via Del Grillo si è confrontata coi rappresentanti del colosso del gas per concordare principalmente come gestire gli animali durante il cantiere e come salvare gli alberi spostandoli dall’area che sta per essere assoggettata a servitù. C’era inoltre da definire la data di inizio dei lavori.
Entrambe le parti, alla presenza anche di diversi agenti della Questura, hanno avuto un atteggiamento dialogante. La pressoché totalità delle richieste avanzate dai coniugi, assistititi dall’avvocata Cinzia Lumini, è stata accolta dal project manager Giorgio Moncalvo e dal coordinatore Manlio Cason, affiancati da una folta squadra di specialisti. Oggi è in programma l’atto formale di presa di possesso dell’area da parte di Snam, che conta di iniziare poi il 10 ottobre l’espianto dei 76 alberi esistenti nell’area del cantiere (la cui larghezza sarà ridotta a 18 metri rispetto ai 28 standard), mantenendoli in zolla, così da farli sopravvivere e riposizionarli in altri punti della fattoria. Poi, quando aprirà il cantiere vero e proprio per la posa delle condutture (lavori che dovrebbero essere completati nel giro di un mese e mezzo), verrà fatta la stessa cosa anche per diverse altre decine di piante che si trovano non dove passeranno le ruspe ma comunque all’interno del perimetro che sarà assoggettato a servitù di passaggio. Questo significa che in ogni momento Snam avrà il diritto di fare altri interventi. Perciò in quella fascia di terreno, larga 40 metri, Raspadori e Garaffoni non intendono tenere esseri viventi, siano essi animali o vegetali, che hanno cresciuto con amore e sacrifici e a cui sono legati come se fossero loro figli. Hanno quindi ottenuto lo spostamento anche delle piante fuori dalla trincea di scavo ma sulle quali pende la spada di Damocle della servitù. Questa operazione di trapianto avverrà assicurando la necessaria irrigazione. Dopodiché anche nella fascia asservita a Snam dovrebbero essere piantati nuovi alberi a cura della società stessa, con la piacevole prospettiva dunque di avere alla fine una superficie boscosa totale più grande di quella attuale.
Per quel che riguarda la sistemazione degli animali (circa 90, tra i quali quelli di maggiore stazza sono il cavallo Charlie e l’asino Steve, che Snam era disponibile a collocare temporaneamente in una scuderia esterna, ma i proprietari non vogliono assolutamente separarsene), la società si è impegnata a realizzare nuovi recinti per le tre capre, la pecora e le tartarughe: ora hanno le loro “case” dove passeranno le ruspe, si trasferiranno in nuovi spazi predisposti nel campo del confinante e ci resteranno fino alla prossima primavera. Tra le attività di cui si farà carico Snam ci sono anche la nutrizione degli animali e controlli veterinari periodici per verificare che stiano bene.
Una recinzione per separare la zona sotto servitù dalla parte di proprietà che resterà “libera” è un’altra necessità segnalata dalla coppia a cui Snam darà riposta, predisponendo anche un cancello che consenta il transito degli animali da una parte all’altra del terreno spezzato in due. Infine, sarà fatto quanto serve per mantenere un adeguato approvvigionamento idrico e l’indispensabile irrigazione. Ferma restando la necessità di salvaguardare le falde che alimentano i pozzi.
Anche se Marta Garaffoni ha ribadito che l’arrivo del gasdotto su quel terreno è un duro colpo alla vita sua e del marito, agli animali e agli alberi che li circondano e al sogno di una comunione con la natura aperta a tutti e nonostante l’amarezza per il rifiuto di fare una piccola deviazione che avrebbe evitato i guai, sembrano dunque smorzarsi le tensioni. Quelle che nei mesi scorsi avevano portato a iniziative pubbliche di protesta e anche a uno sciopero della fame di 30 giorni.