Cesena, metanodotto nel bosco-rifugio per animali: 76 alberi da spostare

Sono 76 gli alberi che Snam rimuoverà da una zona di quasi 4mila metri quadrati di superficie dove sta per essere istituita una servitù: quella collegata alla posa del tratto di gasdotto che attraverserà il bosco-rifugio per animali che Federico Raspadori e Marta Garaffoni hanno creato a Provezza. Ieri mattina una nutrita squadra di tecnici di Snam ha fatto un sopralluogo nel terreno in via Del Grillo. È durato circa tre ore e i coniugi che vivono lì, circondati da 800 piante e 90 animali, che hanno fatto crescere con cura e fatica, senza alcun fine economico ma per semplice amore della natura, li hanno presi in contropiede.
Il nodo degli alberi
La società si è sempre dichiarata disposta a sradicare gli alberi, mantenendoli in zolla, così da ricollocarli nella zona dove si trovano, una volta ultimati i lavori, che si è impegnata a realizzare in un mese di tempo. Aveva però intenzione di togliere solo le piante all’interno del perimetro del cantiere, che è più piccolo rispetto a quello della servitù, e che sarebbero meno delle 76 presenti nel secondo spazio, che è più ampio (circa 90 metri per 42). Invece Raspadori e Garaffoni non vogliono fare vivere le loro creature, né di cellulosa né in carne e ossa, che considerano loro «figlie», su un terreno dove Snam avrà in ogni momento la libertà di tornare a piacimento per realizzare interventi che dovessero rendersi necessari in futuro, oltre alle inevitabili manutenzioni periodiche. Quindi, di fronte alla possibilità che prima o poi venga distrutto ancora tutto (e nel caso delle piante, senza neppure più la possibilità di salvarle, perché quando avranno più di 5 anni d’età sarà impossibile toglierle lasciandole in zolla), non intendono tenere più nulla di loro all’interno dell’area sottoposta a servitù. Chiedono anzi di delimitarla con una recinzione, lasciando solo un cancello che consenta di spostarsi fino all’angolo opposto della loro proprietà, che altrimenti resterebbe tagliato fuori dalla fascia in diagonale dove verranno interrate le condutture.
Un ostacolo insuperabile
Il decreto che gli è stato recapitato parla chiaro: nella zona dove esiste la servitù vige «l’obbligo di astenersi dal compimento di qualsiasi atto che possa costituire pericolo per l’impianto o ostacoli il libero passaggio, diminuisca o renda più scomodo l’uso o l’esercizio della servitù». Da parte della società sono state date rassicurazioni verbali sul fatto che, visto che alberi e recinti degli animali sono già lì, potrebbero essere rimessi, nonostante il documento ufficiale preveda invece quei vincoli. Così come è stato detto alla coppia che progetti che aveva, come quello di ricavare anche un laghetto, resterebbero fattibili, purché sia poco profondo.
Ma Raspadori e Garaffoni non se la sentono di investire tempo, soldi, fatica e soprattutto allacciare legami affettivi con qualcosa che le norme sulla servitù consentono comunque di spazzare via in ogni istante. Con l’unico obbligo di risarcire i danni, che peraltro sono d’entità risibile, visto che quello non è un patrimonio con un valore economico significativo né c’è un’attività che produce reddito.
Perciò hanno chiesto di espiantare tutti i 76 alberi che ci sono dentro il perimetro della servitù, che poi intendono fare riposizionare da loro personale di fiducia nei punti del podere di cui conserveranno la piena proprietà. Se Snam vuole ripristinare il terreno dove farà i lavori, come si è impegnata a fare - hanno detto i coniugi di via Del Grillo - lo faccia pure, piantando nuovi alberi e prendendosene cura per 5 anni, come promesso, ma non quelli che loro hanno fatto crescere con sacrifici e tanto affetto e che non sono disposti a fare vivere con una minaccia costante alla sopravvivenza. Idem per ogni altra opera, come recinti per gli animali, perché i responsabili del colosso del gas continuano a ripetere che è improbabile che debbano intervenire di nuovo proprio lì in modo molto invasivo», ma i proprietari fanno notare che ovviamente «non sono in grado di garantire che non accadrà», altrimenti non servirebbe neppure la servitù.
Altri punti caldi
Il contatto di ieri, a cui seguirà un incontro tra le parti il 3 settembre (soprattutto per concordare come gestire gli animali durante i lavori ma non solo) e il giorno seguente la formale presa di possesso dell’area da parte di Snam, è stato anche l’occasione per accennare ad altre questioni spinose. Per esempio, i proprietari hanno ricordato che ci sono rischi di interferenza con la falda acquifera (un bene fondamentale per la fattoria, che attualmente dispone di pozzi ben riforniti), e perciò al momento di autorizzare l’intervento sono state dettate precise prescrizioni, che pretendono siano rispettate. Inoltre, hanno ribadito una richiesta per il post-cantiere, proposta fin dall’inizio come piano B, nel caso in cui non si volesse deviare di poche decine di metri il tracciato del metanodotto, come si è fatto in altri casi: mettere a disposizione in una zona confinante una porzione di suolo equivalente a quella che per loro diventerà inutilizzabile oppure anticipare il denaro necessario perché possano ricominciare altrove il loro sogno, restituendo poi i soldi appena ceduta la casa e il podere attuali, che hanno già messo in vendita.