Cesena, medico del Pronto soccorso non vuole vaccinarsi: l'Ausl lo sospende

Cesena

L’Ausl ha sospeso dal lavoro un medico non vaccinato in servizio al Pronto soccorso dell’ospedale Bufalini. Nel mondo della sanità pubblica locale non è la prima volta che accade, e non sarà neppure l’ultima, visto che si è decisa la linea della fermezza, col pieno sostegno della Regione. Però questo è il primo provvedimento del genere adottato nel particolare contesto del Pronto soccorso, molto delicato sia per la funzione e sia per le tante persone che vi accedono quotidianamente.
Questa misura disciplinare, tra l’altro, potrebbe non restare isolata. A quanto pare, sono infatti in corso valutazioni su un caso simile, che riguarda una dottoressa.
Il diretto interessato, contattato, ha preferito per ora non scendere nei dettagli, limitandosi a un commento amaro: «In questa vicenda c’è stata una totale mancanza d’ascolto da parte dell’azienda. Purtroppo non ho avuto occasione di esporre le ragioni della mia scelta personale, filosofiche, giuridiche ma soprattutto scientifiche».
La decisione di sospendere il medico sarebbe maturata non di fronte a un rifiuto secco, ma dopo che, invitato a vaccinarsi, più di una volta avrebbe fatto la prenotazione, senza poi presentarsi. È una tecnica diffusa tra i no vax messi alle strette, nel tentativo di prendere tempo, ma l’Ausl Romagna ha deciso di dire basta.
Il venir meno della disponibilità di un professionista all’interno dell’ingranaggio del Pronto soccorso diventa inevitabilmente anche un problema d’organizzazione, che si ripercuoterà sul personale in servizio. Visto che in questi casi non scatta il licenziamento ma semplicemente la sospensione dal lavoro, almeno in questa fase, non sono previste assunzioni o comunque contratti di sostituzione. Un problema visto che gli operatori sanitari, e più che mai quelli del Pronto soccorso, sono sotto grande pressione da ormai un anno e mezzo, a causa dell’emergenza Covid e di questo passo, la prospettiva è quella di essere costretti a coprire doppi, se non addirittura addirittura tripli turni a ripetizione. Ma anche su questo aspetto il medico del Ps sospeso chiama in causa l’Ausl: «Purtroppo l’azienda non si interessa delle condizioni di lavoro dei suoi dipendenti. Un disinteresse che non nasce certamente ora, a seguito di questa mia specifica vicenda».

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