Cesena, Marco Zamagni e le ultramaratone: “Le mie sfide lunghe 200 chilometri”

Ci sono tanti sportivi famosi che quotidianamente infarciscono con la loro presenza i media e fanno guadagni da capogiro con gli sponsor. Però rischiano di appiattire lo sport ad una semplice equazione: un atleta è degno di fama solo quando raggiunge l’apice. Così si rischia di perdere di vista piccoli “eroi” che devono dividersi tra gli allenamenti e i doveri della vita. Tra di loro c’è Marco Zamagni, cesenate doc 50enne, che il 10 maggio ha disputato la Nove Colli Running, corsa che si svolge sulle colline romagnole, lungo un percorso di salite e discese per un totale di 200,3 chilometri. Notte e giorno, con una dedizione quasi monacale, Zamagni aggiunge agli impegni lavorativi e familiari tanta strada macinata correndo. Questo gli ha permesso di arrivare 27° sui 47 che hanno finito (poco più di metà degli 85 che sono partiti, a dimostrazione che in una gara così dura ed imprevedibile l’assioma “mi sono allenato quindi arrivo” non esiste) la corsa di alcune settimane fa, lunga quasi il quintuplo di una maratona.
«Tutto è cominciato 10 anni fa per motivi di benessere psico-fisico – racconta il runner –. Correre è lo sport più immediato da praticare, esci e corri». Perché proprio una gara da 200,3 chilometri? «Non ho scelto questo tipo di gara, mi è capitato per caso – prosegue Zamagni –. Mi invitarono a partecipare a una maratona alla quale andai senza preparazione, perché non sapevo nulla sulla corsa, e il giorno dopo la gara decisi che avrei riprovato anche l’anno successivo. Dopo la seconda volta, mi resi conto che quella distanza per me era troppo breve e passai a quelle denominate ultramaratone». Ogni sportivo conserva nella sua anima i propri vissuti e per lui «sicuramente il pre-gara è la fase più difficile, perché davanti ho 6 mesi intensi di preparazione, che praticamente non lasciano tempo a nulla eccetto lavorare, dormire e correre. Poi, quando la gara si avvicina, la smania di partecipare e mettermi alla prova prende il sopravvento e tutto è più facile».
Ore e ore su e giù per le colline, due giorni di corsa ininterrotta, momenti di totale smarrimento psico-fisico ed altri di ripresa, silenzi, solitudine, fatica, tanta fatica: Marco spiega che per riuscire a portare a termine una gara come la Nove Colli Running «si deve avere dentro di sé la convinzione, non la presunzione, di potercela fare, perché si è consci che il lavoro fatto è stato tanto e di qualità. Bisogna affidarsi a questo. Non ho mai dubitato di me». Il podista cesenate aggiunge poi che il sostegno della sua famiglia è stato fondamentale: moglie e figlie che lo seguivano e non lo facevano mai sentire solo sono state il suo vero, unico e legale doping. L’arrivo dopo certe fatiche deve avvicinarsi molto ai connotati del paradiso: «Terminare la gara è fantastico, perché nel momento in cui metto il piede oltre l’arrivo realizzo che ho completato un’avventura che non è banale, non è causale ma è frutto di un mix di volontà e preparazione e questo mi rende molto soddisfatto di me stesso».
Infine, un messaggio per chi vuole seguire le orme di Marco Zamagni e altri che si cimentano su percorso così lunghi: «Secondo la mia esperienza personale, chi vuole approcciarsi alle ultramaratone deve prima di tutto considerare che è imprescindibile una certa costanza e continuità negli allenamenti, vanno sempre ascoltati il proprio corpo e le proprie sensazioni e nessun percorso deve mai essere sottovalutato».