Cesena, maltrattamenti alla compagna: l’arrestato durante la festa della donna nega tutto

Cesena
  • 29 ottobre 2025

È stato ascoltato a lungo ieri, in tribunale di Forlì, il 45enne che lo scorso 8 marzo finì in cella per maltrattamenti alla compagna. La vicenda suscitò particolare scalpore perché venne a galla proprio nel giorno della festa della donna, nonostante le violenze andassero avanti da tempo. Così hanno ripetuto diversi testimoni, che ne avevano visto i segni, oltre alla vittima dopo che trovò la forza per fare denuncia. Ma come succede spesso in queste situazioni, la 50enne cesenate aveva a lungo nascosto l’inferno che stava passando. Colpa di quella che la psicologa del Centro Donna che ha seguito il caso, anche lei sentita ieri in udienza, ha descritto come una dipendenza affettiva tossica. Un legame che ha fatto sì che diverse volte la compagna malmenata si sia mostrata restia a raccontare le angherie a cui era sottoposta, perché non voleva mettere nei guai l’uomo che amava. Così, davanti a tumefazioni al volto e costole rotte che avevano reso necessarie cure in Pronto soccorso, e che avevano messo in allarme i vicini (che avevano anche chiesto l’intervento delle forze dell’ordine), inventava scuse su come se le era procurate: lo ha raccontato lei stessa nelle udienze passate.

Ieri, davanti alla presidente del collegio giudicante Monica Galassi e ai magistrati a latere Marco De Leva e Andrea Priore, l’imputato - difeso dall’avvocata Alessandra Fontana Elliott (la parte lesa è invece assistita dall’avvocata Tanja Guidone) e incalzato dalla pm Susanna Leonarduzzi -, ha respinto ogni accusa. Gran parte dell’udienza è stata dedicata a sentire cosa aveva da dire sulle violenze di cui è accusato. Ha tentato di giustificare i vari episodi contestati, per esempio sostenendo che una brutta caduta che aveva provocato traumi alla donna non fu dovuta a quella che ha definito una leggera spinta, ma al fatto che lei era scivolata sulla pipì fatta per terra dal cane.

Quando il pubblico ministero gli ha chiesto se avesse mai fatto uso di droghe e alcol, ha risposto di no, ma è emerso che in realtà nel 2021 si era sottoposto a un trattamento al Sert, per dipendenze patologiche. Aveva poi interrotto il percorso di sua volontà, perché a suo dire aveva superato i problemi.

Anche quando gli sono stati mostrati messaggi che aveva inviato alla donna chiedendole scusa per le sue azioni, ha dichiarato che si riferivano non a comportamenti violenti ma al dolore causato dalla rottura del rapporto.

La versione del 45enne a giudizio cozza però con quanto ha riferito un’altra testimone, amica e collega di lavoro della vittima: come avevano già detto altre persone sentite, ha confermato che anche a lei la donna maltrattata raccontava scuse per tutelare lui, ma erano evidenti i segni di violenze, come un occhio nero.

Alla prossima udienza verranno sentiti cinque testimoni della difesa.

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