Il “terremoto” che in settembre ha colpito Cesena Fiera Spa, una delle principali società partecipate del Comune di Cesena, con le dimissioni dell’ex presidente Renzo Piraccini, è stato oggetto di una lunga disamina da parte del sindaco Enzo Lattuca, in una commissione consiliare convocata ieri. «Nell’aprile scorso - ha esordito - convocai il presidente Piraccini per fargli presente che, dopo quattro mandati, questo sarebbe stato l’ultimo». La scelta dell’amministrazione comunale derivava - ha spiegato - «dall’approvazione, da parte del Consiglio comunale nel luglio 2024, della regola che limitava l’incarico di presidente di una società partecipata a due mandati consecutivi». Il caso di Cesena Fiera - ha evidenziato - era quindi già di per sé un’eccezione, viste le due deroghe. «Nel cda del 10 settembre - ha continuato il sindaco - ho, dunque, ribadito questa intenzione per agevolare la successione e l’organizzazione del Macfrut». Il 12 Piraccini ha avanzato la richiesta di «condividere la strategia per arrivare a fine mandato». Respinta. «Pretendeva un altro mandato e la partecipazione alla scelta del suo successore, una richiesta contro la logica - ha detto Lattuca - Ne ho preso atto, venendo informato che in caso contrario si sarebbe dimesso a fine mese». Dal canto suo, Piraccini «ha inviato una lettera ai soci raccontando di quel confronto facendo riferimento a una non condivisione da parte nostra del piano industriale futuro». Un’accusa senza fondamento, a detta di Lattuca: «L’argomento non è mai stato affrontato. Il 18 settembre i soci hanno firmato un documento che confermava l’inopportunità che il presidente uscente partecipasse alla ricerca del nome del successore, chiedendogli di proseguire fino al regolare termine del mandato fissato per il periodo aprile-giugno 2026». Ma non c’è stata altra risposta e il 26 settembre il sindaco ha ricevuto le dimissioni, a cui è seguita la nomina di Patrizio Neri a nuovo presidente. La scelta di Piraccini è considerata da Lattuca, che pure ha elogiato il lavoro fatto, un «tentativo di mettere in difficoltà la società e il Macfrut. E questo è un danno, una mancanza di rispetto verso di me e verso la città. Se dopo quattro mandati ci si considera indispensabili, si è proprio sbagliato qualcosa».
Lattuca ha anche rivelato di avere ricevuto da fonti attendibili, inclusi i partner riminesi di Ieg, la notizia che prima delle dimissioni c’erano già state trattative tra la Fiera di Parma e Piraccini per un incarico a quest’ultimo di ambassador per l’Africa di “Cibus Tech”, ma è stato stoppato dai soci delle due fiere, che hanno detto no a quella consideravano «una concorrenza sleale».
Sull’edizione 2026 del Macfrut il nuovo presidente Patrizio Neri e il sindaco si sono mostrati molto fiduciosi, evidenziando che già ora sono stati prenotati dagli standisti più stand di quanto fosse avvenuto l’anno scorso alla stessa data e che l’Ice (l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane) ha assicurato un sostegno economico almeno pari a quello passato. Inoltre, Lattuca ha sottolineato che c’è «una convergenza di interessi» tra Cesena e Rimini», che rende solida l’alleanza anche in prospettiva futura.
La lettera di Piraccini
La replica di Renzo Piraccini è stata affidata a una lettera che è stata letta in commissione dal capogruppo della Lega, Enrico Sirotti Gaudenzi. L’ex ad di Cesena Fiera si è lamentato del «tentativo di gettare discredito» sulla sua persona. Ha poi passato in rassegna i tanti risultati conseguiti negli 11 anni di presidenza, col fatturato è passato da 2,6 milioni del 2014 a 11,3 milioni nel 2024 e l’utile netto arrivato a 550mila euro». La lettera contiene poi una cronistoria degli avvenimenti: «A un mese dall’avvio di Macfrut 2025 incontrai Lattuca chiedendo quali intenzioni avesse in merito al rinnovo del cda, prossimo alla scadenza nel maggio 2026. Pochi giorni dopo gli sottoposi un progetto di sviluppo triennale per la Fiera. In quell’incontro mi comunicò che non mi avrebbe rinnovato l’incarico, avendo io all’attivo già quattro mandati». Una scelta definita da Piraccini un «grave errore», in quanto «era un rischio per Cesena Fiere, perché non mi era stato concesso il tempo di pianificare un graduale passaggio di consegne con un successore al quale affidare i rapporti e le relazioni maturate negli anni», ha scritto. I due si sarebbero lasciati con «pesanti divergenze» per rivedersi pochi giorni, in cerca di «un accordo per un passaggio non traumatico al nuovo presidente, ma il sindaco è stato inamovibile sulle sue idee». A quel punto, Piraccini riferisce di avere inviato l’ormai famosa lettera ai soci per annunciare l’intenzione di dimettersi in caso di mancati segnali di apertura da parte dell’amministrazione. Dopodiché da parte sua ci sarebbero stati tentativi di ricucire, come «la disponibilità a una mediazione fino al 24 settembre, per ragionare anche sull’organizzazione del Macfrut 2026». Ma il 26 è stato costretto a dimettersi e la missiva letta termina con una difesa personale: «Ritengo denigratorie e false le illazioni circa trattative che avrei imbastito con altre realtà fieristiche», in concorrenza col Macfrut.