Cesena, le lacrime di Alessia «Non riesco a credere che il mio Roberto sia morto per difendermi»

Cesena
  • 16 maggio 2025

«Stavamo litigando e mi ha spinto a terra, Roberto si è arrabbiato e si sono scontrati. Sembrava che tutto fosse finito per il meglio. Ancora non riesco a credere che sia morto». È disperata Alessia Porcelli, la convivente 51enne di Roberto Donini: il 58enne cesenate morto una settimana dopo una lite sulla cui dinamica indaga per omicidio la Procura di Forlì. Due pomeriggi fa il corpo del cesenate, che lascia oltre alla compagna tre tra fratelli e sorelle residenti tra Cesena e Cesenatico, è stato sottoposto ad autopsia da parte dell’anatomopatologo Filippo Pirani. I primi esami non hanno chiarito la vicenda. Non è ancora evidente se le emorragie agli organi interni riscontrate siano di natura traumatica o se possano derivare anche dalla malattia oncologica con cui conviveva “Molli” (così gli amici soprannominavano Roberto Donini). Il pm Susanna Leonarduzzi fino a quando non avrà sul tavolo la relazione del dottor Pirani (che ha 60 giorni di tempo per rispondere ai quesiti della Procura) manterrà aperto un fascicolo con l’ipotesi di omicidio preterintenzionale. Unico indagato è Tarek Amida Giuma, 30enne senza fissa dimora, con il quale Donini (i cui funerali non sono ancora stati fissati) ha avuto la lite giorni prima della morte. «Quella domenica eravamo al parco - racconta la convivente della vittima, Alessia Porcelli - quando si è presentato questa persona che noi tutti frequentatori del parco conosciamo fin troppo bene». La lite sfociata era infatti partita con la donna come protagonista. Nei racconti e nelle descrizioni fatte dalla 51enne nel rettangolo di verde tra via Lucania e via Abruzzi (un’area che non ha un nome topografico ma che tutti in città chiamano il “Parco dei Principi” in memoria di una gelateria che era lì vicino), spesso la voce della donna si interrompe. Si fa tremante e le lacrime vengono trattenute a stento: «Quel 30enne una ventina di giorni prima era riuscito, con una destrezza non comune a tutti, a derubarmi di cellulare, 35 euro che erano nel portafoglio e documenti. Era la prima volta che lo rivedevo al parco». Per questo la 51enne ha subito “rimbrottato” Tarek Amida Giuma che diceva di essersi recato lì per restituire il maltolto: «Stavamo litigando perché da quel furto era passato tanto tempo. Ed io ero stata costretta a rifare la scheda sim e dotarmi di un altro telefono. Lui si è avvicinato portando a braccio la sua bicicletta. E a un certo punto mi ha spinto, facendomi cadere a terra. È in quel momento che Roberto si è arrabbiato ed è intervenuto». Il 58enne era scattato a difesa della compagna con cui conviveva da 4 anni: «Hanno iniziato a picchiarsi ma Roberto è stato sopraffatto». Sette giorni di prognosi alla dimissione. Ma una settimana dopo è avvenuta la tragedia: «Stava male - si commuove ancora Alessia Porcelli - e abbiamo chiamato il 118. Aveva male ai fianchi ed alla schiena. Un dolore cresciuto nei giorni. Quando l’ho lasciato lo avevano ricoverato per accertamenti ulteriori. Quando la mattina dopo sono salita in reparto mi aspettavo che dovessero parlarmi delle sue condizioni. Invece mi hanno detto che “non ce l’aveva fatta”».

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