Cesena, le Cucine Popolari riaprono domani con staffetta di digiuni per Gaza e 11 artisti al fianco dei poveri

Cesena
  • 31 agosto 2025

Dopo la pausa agostana, le Cucine Popolari riaprono domani, con lo spirito di sempre: non solo offrire un buon pasto mediamente a 130-140 persone al giorno, col solito motto “mangia quel che vuoi, dona ciò che puoi”, ma anche creare socialità e lottare contro le ingiustizie. Su questi due ultimi fronti, prendono il via due nuove iniziative: esposizioni a rotazione di quadri di 11 artisti, per abbellire la sala pranzo, rendendola ancora più accogliente, e un digiuno per Gaza aperto a tutti, a tempo indefinito, finché non sboccerà la pace, con la formula della “staffetta”. Oriana Casadei, presidente dell’associazione che conta circa 200 volontari, ha annunciato ieri le due novità in una conferenza stampa nella storica base in via Machiavelli, 40, accanto al “Don Baronio”, dove stanno continuando le riprese per un docufilm, a cura di Manuel Zani, che racconterà il cammino delle “Cucine” dai drammatici giorni dell’alluvione fino al trasloco nella nuova sede in zona ippodromo, che dovrebbe perfezionarsi a inizio 2027.

Digiuno per Gaza

A partire da domani, oltre a gustare la prima cena della ripartenza post estiva (dalle 19 alle 21, a cui seguiranno a giorni alternati pranzi dalle 12.30 alle 14 e pasti serali), avrà inizio il “Digiuno per Gaza”. Chiunque voglia partecipare, anche non di Cesena, può iscriversi attraverso il sito web www.cucinepopolaricesena.it, indicando i giorni in cui intende compiere questo gesto, esponendosi pubblicamente per lanciare un messaggio forte contro il genocidio in corso e per i diritti del popolo palestinese. Tommaso Cristofori, che gestisce l’iniziativa online, auspica che il numero di persone che osservano il digiuno non superi una mezza dozzina ogni giorno, in modo da potere dare continuità a questa “staffetta” per tutto il tempo che sarà necessario.

Arte attorno a tavola

L’altra idea che chi andrà a mangiare alle Cucine troverà realizzata sulle pareti attorno ai tavoli si chiama “Non c’è estetica senza etica”. È stata presentata da Paolo Degli Angeli, che l’ha curata. Ogni mese un artista di un gruppo di 11 che si sono messi a disposizione (Giovanna Benzi, Luciano Paganelli, Maria Quagliotti, Silvano Barducci, Giulia Conti, Giovanna Fabbri, Barbara Ruzziconi, Leonardo Rossi, Tiziana Bortolotti, Silvano Tontini e Roberta Fraiese) esporrà proprie opere all’interno delle Cucine Popolari. Si parte subito con Giovanna Benzi, milanese che vive a Cesena da inizio anni Novanta, con la vocazione pittorica per cieli azzurri e nuvole. Ha annunciato la volontà di donare alle “Cucine” uno dei dipinti esposti. Se gli altri seguiranno il suo esempio, ne potrebbe uscire fuori, alla fine, un’asta a scopo benefico. Degli Angeli ha sottolineato l’importanza di «portare bellezza in un luogo dove si accoglie» e ha aggiunto che «gli artisti sono creatori non solo di bellezza ma anche di pensieri» e questo richiede «una scelta di campo». Silvano Tontini ha evidenziato che «sempre nei passaggi epocali, come quello attuale, che dovrà diventare un reset positivo, l’arte è stata avanguardia e ogni vero artista non può non salire sulla barricata». Enzo Cappelletti ha commentato, con un gioco di parole, che questo progetto artistico insegna che «qui con la cultura si mangia».

Al di là di queste due iniziative, c’è il solito entusiasmo da parte dei volontari, che - spiega Casadei - «sono qui non solo per dare da mangiare ma per accogliere col sorriso chi entra e anche per fare capire ai politici che in città esiste la povertà assoluta e non può essere ignorata».

Officine Popolari

Contestualmente alle Cucine Popolari, riapriranno, sempre domani, le Officine Popolari, attive dallo scorso ottobre e a disposizione degli utenti esterni dalle 9 alle 12 del mercoledì e del sabato, in zona Porta Santi. Cappelletti ha ricordato che lì «si raccolgono biciclette abbandonate o non più utilizzate, sistemandole e mettendole poi a disposizione. Ne sono già state sistemate oltre cento e 60 di queste sono state consegnate a persone per le quali sono indispensabili». Inoltre, è stato organizzato «un corso per insegnare a 15 donne arabe ad andare in bici, cosa che nei Paesi d’origine fanno solo i maschi».

Polemiche respinte

L’attacco sferrato da Fratelli d’Italia contro l’impegno profuso per le Cucine Popolari da Maria Elena Baredi, ora assessora della Giunta Lattuca, accusata di usarle per conquistare consensi politici personali, e le insinuazioni sulle risorse economiche di cui l’associazione dispone, ottenute grazie all’apprezzamento e alla generosità di tanti donatori e in misura minore partecipando a bandi pubblici aperti a tutti, non va giù al direttivo e ai volontari. Ieri Davide Buratti, uno di quelli che si occupano tra le altre cose degli approvvigionamenti, ha evidenziato un aspetto del dibattito che si è acceso dopo la bordata iniziale di Marco Casali in Consiglio comunale: «Mi ha dato fastidio il tentativo di mettere in concorrenza tra di loro le associazioni di volontariato, tra le quali c’è invece piena collaborazione. Con Caritas, San Vincenzo e Adonai ci scambiamo costantemente la merce che ognuno ha in eccedenza». La presidente Oriana Casadei non nasconde lo sconcerto: «Siamo stati colpiti senza motivo da chi non ci conosce, offendendo l’ideatrice Maria Elena Baredi e sollevando sospetti sull’origine dei soldi usati per aiutare chi ha bisogno, che è sempre stata del tutto trasparente, a partire da 350mila euro che dopo l’alluvione ci sono stati donati da aziende, associazioni e singoli privati, anche dall’estero». La stessa Casadei e Tommaso Cristofori hanno spiegato nel dettaglio anche l’accesso ai fondi pubblici: «Abbiamo partecipato a due bandi, uno comunale e uno regionale, che ci hanno portato 57mila euro totali: 34mila euro su 1 milione dalla Regione e 23 mila su 120mila dal Comune. Abbiamo invece deciso di non partecipare all’ultimo bando dell’Unione perché non abbiamo necessità immediata di risorse, quindi preferiamo non fare concorrenza ad altre realtà». Merito soprattutto delle «donazioni private destinate specificamente alle Cucine Popolari», e qui c’è una risposta secca al Comitato alluvionati, che aveva chiesto quante delle donazioni “generiche” fossero state assegnate alle Cucine. Preziosi anche i soldi messi nella cassettina delle offerte accanto alla porta del locale da chi può permettersi di pagare il pasto: da quella fonte arrivano circa 40mila euro all’anno.

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