Cesena, lavoratori non pagati, Cobas contro “Gruppo 8”: «Per legge deve intervenire il committente»

Si fa sempre più duro lo scontro tra Sudd Cobas, a tutela dei lavoratori di “Sofalegname” e contro il sistema di sfruttamento che denuncia nel comparto del mobile imbottito, e il “Gruppo 8”, committente di quella ditta, che si chiama fuori dalla vertenza e chiede di rimuovere con la forza pubblica i picchetti sindacali di protesta che bloccano l’attività nella fabbrica forlivese in via Gramadora e ora sono stati estesi anche a un capannone a Calisese. I rappresentanti degli operai spiegano un «paradosso» che si è creato e che si ripercuote su persone che da ormai tre mesi sono senza stipendio: «“Sofalegname” dice che non può attivare il contratto di solidarietà (al centro di un accordo firmato in Prefettura il 20 luglio e disatteso, ndr), perché non è in regola con i contributi Inps. E “Gruppo 8” dice che non può lavorare con “Sofalegname” perché non ha il Durc, in quanto non ha pagato i contributi Inps. Però, intanto, si affida a un’altra ditta (quella in via Cavecchia a Calisese, dove si stanno spostando commesse che avrebbero dovuto fare ripartire le produzioni a Forlì sulla base dell’intesa raggiunta, ndr), dove nello scorso mese di novembre era stato accertato il lavoro nero». Un cortocircuito che – dichiarano da Sudd Cobas – va superato in un modo semplice: “Gruppo 8” deve immediatamente pagare tutti i contributi Inps e gli stipendi e mettere in attuazione l’accordo del 20 luglio». E qui c’è un altro motivo di frizione tra il sindacato e quella multinazionale: «Non lo diciamo noi – sottolineano i rappresentanti dei lavoratori –. Lo stabilisce il Decreto Legislativo n. 276/2003, che obbliga i committenti a rispondere in solido su contributi e stipendi». A “Gruppo 8”, che sollecita a fare ricorso alla legge per rimuovere i blocchi di protesta davanti ai cancelli degli stabilimenti, Sudd Cobas risponde con una moneta simile, appellandosi alla magistratura, e non solo sotto l’aspetto del versamento di stipendi e contributi. Invita infatti a indagare, come ha fatto la Procura di Milano su società di importanti brand di moda, su «un sistema» che ritiene inaccettabile e che rischia di fare passare il principio che «per chi vuole massimizzare i profitti sulla pelle dei lavoratori non c’è bisogno di delocalizzare in Cina, perché si può ottenere la stessa cosa sfruttando operai cinesi e pakistani qui».

Davanti al nulla di fatto attorno al nuovo Tavolo convocato l’altro ieri in Prefettura, che “Gruppo 8” ha disertato, il commento del sindacato autonomo è molto tranchant: «“Gruppo 8” continua a dichiararsi “completamente estranea alla vertenza” ma nel farlo prende in giro tutti, operai, istituzioni e tutto il territorio, e vuole mettersi al di sopra della legge che stabilisce la responsabilità dei committenti su stipendi, contributi e condizioni di lavoro delle aziende a cui viene esternalizzata la produzione». Per non parlare del ricorso ad «aziende a conduzione cinese, che - denuncia Sudd Cobas - sono semplici “serbatoi di manodopera” e garantiscono bassissimi costi di produzione, imponendo turni di 12 ore al giorno agli operai e condizioni degradanti di vita con dormitori interni alle fabbriche».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui