“La carta Dedicata a Te dovrebbe, almeno nelle intenzioni, aiutare i cittadini in situazioni di bisogno tuttavia, analizzando i dati relativi al nostro territori emergono numeri e criteri di selezione che sollevano più di una perplessità” si esprime così l’assessora ai Servizi per le persone e le famiglie Carmelina Labruzzo, dopo che l’Inps ha trasmesso ai Comuni la graduatoria dei beneficiari della Carta “Dedicata a Te”: la misura nazionale finalizzata al sostegno economico delle famiglie in difficoltà. Per il Comune di Cesena sono state assegnate 943 carte, a cui si aggiungono quelle destinate ai Comuni della Valle del Savio; i criteri di assegnazione restano invariati rispetto agli anni precedenti. “È questa un’iniziativa – commenta l’assessora– che, almeno nelle intenzioni, dovrebbe rappresentare un aiuto concreto per chi si trova in situazioni di disagio. Tuttavia, analizzando i dati relativi al nostro territorio, emergono numeri e criteri di selezione che sollevano più di una perplessità. Sul territorio i beneficiari sono calati, la giustificazione ufficiale rimanda a una media Istat secondo cui nelle nostre zone vi sarebbe un maggiore benessere; una spiegazione che appare fragile e discutibile: perché le medie statistiche non fotografano le situazioni reali, non colgono gli scostamenti, né considerano che proprio qui il costo della vita è cresciuto in maniera significativa, incidendo duramente sulle famiglie”.
Prosegue l’assessora: “C’è poi il nodo dei criteri di accesso: la carta spetta solo ai nuclei composti da almeno tre persone. Ma davvero un genitore solo con un figlio non affronta difficoltà quotidiane almeno pari, se non maggiori, a quelle di altri nuclei? La misura così concepita è utile, ma esclusiva ed escludente. A questo si aggiunge un altro limite evidente: l’importo è uguale per tutti i beneficiari, 500 euro a nucleo, senza differenze legate al numero dei componenti, alla presenza di persone con disabilità o alla fascia Isee. Una scelta che ignora le differenze di bisogni, di fragilità, di contesti familiari”. “Infine siamo di fronte a un sostegno una tantum che non contribuisce a costruire percorsi di capacitazione e autonomia delle famiglie; una risposta di tipo assistenziale, che non si inserisce in una strategia più ampia di promozione sociale, inclusione e pari opportunità. Come Amministrazione locale continueremo a fare la nostra parte per sostenere le famiglie con strumenti più mirati, equi e continuativi. Ma non possiamo tacere di fronte a scelte nazionali che rischiano di apparire più come un’operazione di facciata che come un investimento strutturale sulle persone”, conclude l’Assessora.