Cesena, l’analisi di Cisl Romagna: aumentano i redditi romagnoli ma vengono erosi dall’inflazione

Cesena
  • 27 aprile 2024

«Il reddito dei romagnoli aumenta del 5,86%, ma l’inflazione media dell’8,1% del 2022 erode il potere d’acquisto posizionandoci come fanalino di coda in Emilia-Romagna». Parola della Cisl Romagna sollecita l’adozione di politiche mirate a sostegno dei cittadini.

Il sindacato evidenzia che i dati recentemente pubblicati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze relativi ai redditi dei comuni italiani per l’anno 2022 offrono un’interessante finestra su come stiano evolvendo le condizioni economiche dei cittadini romagnoli. «I numeri confermano alcune tendenze significative, ma pongono anche alcune domande cruciali sul futuro del benessere economico del territorio romagnolo. Secondo i dati, il reddito medio dei romagnoli ha registrato un aumento del 5,86% nel corso del 2022. Un segnale apparentemente positivo, che però va letto alla luce di altri fattori. L’inflazione media nel 2022 è stata dell’8,1%, un tasso significativo che ha eroso in parte i benefici dell’incremento dei redditi».

Nel quadro regionale Bologna presenta il reddito medio pro capite più alto, con 25.729 euro, segue Parma con un reddito medio di 25.366 euro, Modena 24.543 euro, Reggio Emilia 24.356 euro, Piacenza 23.654 euro, Ravenna 22.117 euro, Forlì-Cesena 21.566 euro, Ferrara 21.435 euro, infine Rimini presenta il reddito medio più basso 19.610 euro.

Esaminando le province romagnole singolarmente, emergono alcuni punti chiave. La provincia di Ravenna si distingue come quella con il reddito medio più elevato, toccando la cifra di 22.117 euro. Segue la provincia di Forlì-Cesena con 21.566 euro, e infine Rimini con 19.610 euro. Tuttavia, tutte e tre le province registrano un reddito medio inferiore rispetto alla media regionale dell’Emilia-Romagna, che nel 2022 si è attestata a 23.713 euro.

Guardando ai comuni, Cesena con 22.977 euro si conferma come il comune con il reddito medio più alto nella provincia di Forlì-Cesena, seguito da Forlì stesso con 22.799, Modigliana 22.697, Bertinoro 21.671 e Forlimpopoli 21.565.

Nella provincia di Ravenna, Lugo con 23.269 euro primeggia con il reddito medio più alto, seguito da Bagnara di Romagna con 23.193, Ravenna 22.627, Faenza 22.421, e Sant’Agata sul Santerno con 22.421.

Mentre nella provincia di Rimini, è il comune di Montegridolfo ad avere il reddito più alto con 21.019 in provincia che è comunque nettamente inferiore a quello della altre grandi città romagnole, seguito da Rimini 20.259, Santarcangelo di Romagna 20.197, San Giovanni in Marignano 20.003, tutti restanti sono sotto i 20.000 euro.

«Nonostante l’aumento del reddito medio, emerge una realtà preoccupante - dichiara il segretario generale Cisl Romagna Francesco Marinelli - Il potere d’acquisto dei cittadini romagnoli è stato compromesso dall’aumento dei costi della vita, mettendo a dura prova la capacità di spesa delle famiglie. L’incremento dei redditi è importante, ma deve essere accompagnato da misure che proteggano effettivamente il potere d’acquisto dei cittadini. Investimenti mirati, sostegno alle famiglie e politiche per contrastare l’inflazione alcune delle strade da percorrere». Chiesto «un potenziamento del cuneo fiscale per i lavoratori al fine di garantire la stabilità. È indispensabile diminuire il carico fiscale anche per il ceto medio, abbassare le imposte sulle pensioni e intensificare la lotta all’evasione e all’elusione fiscale piuttosto che discutere di concordati preventivi». «Urgente riprendere il confronto con il governo per riformare il sistema pensionistico e previdenziale, garantendo equità, sostenibilità, flessibilità e inclusività. Tra le priorità, l’istituzione di una pensione contributiva di base per i giovani e le donne, l’incentivazione all’adesione alla previdenza complementare e il potenziamento dell’Ape sociale. È fondamentale anche definire misure di flessibilità nell’uscita dal mercato del lavoro. Servono riforme per sostenere lo sviluppo, aumentando gli investimenti sia pubblici che privati, migliorare la produttività e favorire la partecipazione dei lavoratori alla gestione e ai profitti delle imprese. Urgente un nuovo Patto Sociale orientato alla qualità e alla stabilità del lavoro, che preveda un aumento dei salari e delle pensioni attraverso una significativa riduzione delle tasse, nonché il rinnovo immediato di tutti i contratti».

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