Cesena, in moto a 78 anni nell’Ucraina in guerra: «Ecco il binario degli eroismi e delle lacrime»

Cesena
  • 19 giugno 2025

«Più di tanti musei la stazione di Leopoli meriterebbe un’accurata visita per apprezzarne l’unità stilistica del suo monumentale complesso in stile liberty. Sembra strano che questo capolavoro dell’intelligenza moderna debba essere oggi il contenitore di eventi dolorosi legati alla guerra ucraina. Come se la bellezza qui possa solo essere la pietosa dimora del lutto e dell’angoscia».

Iniziano così i primi “appunti di viaggio” inoltrati al “Corriere Romagna” da Piero Pieri, il 78enne cesenate, docente universitario a riposo, che domenica scorsa è partito in moto per l’Ucraina, per toccare di nuovo con mano la feroce realtà della guerra che sta sconvolgendo quel Paese dal 24 febbraio 2022, quando la Russia lo ha invaso.

Il doppio volto del binario 2

«Dal binario 2 della stazione di Leopoli – spiega Pieri – partono i soldati diretti al fronte, e mogli e fidanzate possono solo piangere disperate e tormentate mentre il loro compagno ha la mascella indurita al posto di una vera serenità. Come un soldato che mi sorride raggiante col suo viso di uomo ucraino abituato al sole dei campi e mi fa il segno della vittoria e, poco distante, la moglie ha gli occhi persi nel vuoto, ben consapevole che dei tanti mariti e fidanzati pochi sono tornati per la loro prima licenza. E un altro soldato, basso di statura, forse un cinquantenne, forse un volontario, fa pure lui il segno della vittoria, anche se quale sia questa vittoria ancora non lo sa nessuno. Gli ho offerto una birra al bar della stazione e se parte da solo è perché è solo. Così ho capito dal suo incerto inglese: è un uomo senza legami e andare volontario per lui è un riscatto sociale, una desiderata volontà di vita, pur nella totale incertezza dell’esito. C’è anche una coppia di fidanzati che aspetta il treno, mentre lui cammina aiutandosi con una stampella, forse ferito sì, ma lievemente. Potrà quindi godere di un mese di convalescenza, prima di ripartire per il fronte. Tanti sono invece i soldati amputati che si vedono in giro. Intanto vedo passare un ragazzo di non più di 18 anni, che porta con virile postura tutto quel peso di zaini: sul suo volto non scorgo nessuna ansia, il rammarico della perduta innocenza, mentre mostra la consapevolezza di stare assolvendo a un dovere, sapendo che sta transitando da una giovinezza spensierata al tempo adulto delle scelte irrinunciabili. Ma –continua Pieri, raccontando l’altra faccia della medaglia – non tutti i giovani ucraini desiderano entrare nel tritacarne del fronte. Molti si nascondono, altri muoiono annegati attraversando il Danubio al confine fra la Romania e l’Ucraina; altri escono raramente da casa, perché le ronde sono in agguato, pronte a verificare se sei per ora assolto dalla leva obbligatoria o hai gettato nel cestino la cartolina precetto. Può quindi capitare che davanti alla stazione una ronda chieda documenti a un ragazzo in età da soldato e che questi tranquillamente fornisca un documento giustificativo. Oppure, ho visto una coppia di fidanzati avvicinata dalla polizia e lei è scoppiata a piangere, appena il suo ragazzo non ha potuto esibire alcun documento di esonero. È alto, ha un corpo massiccio e ora anche per lui si sta aprendo la crudele lotteria della guerra: mentre un poliziotto lo sorvegliava, cercava di rassicurare la sua ragazza in lacrime, con un cagnolino in braccio, e pareva dirle che tutto sarebbe andato bene, ma quel pianto inconsolabile diceva che non stava affatto andando tutto bene. Questo è il clima che si vive nella stazione di Leopoli, che accoglie il pianto, il dolore, le mascelle indurite dei soldati che partono e di quelli che tornano fasciati di bende».

Guerra infinita

Infine, una sensazione: «Sebbene l’esercito russo stia avanzando, non per questo in Ucraina si sta vivendo un clima di resa incondizionata. Viene accettato il triste calcolo della morte in agguato, la funesta emergenza di una nazione in lutto, la feroce evidenza di tanti uomini che partono per il fronte già con le stimmate del sacrificio o della menomazione permanente».

«Intanto – conclude Pieri – nella tarda mattinata di ieri è iniziato l’ennesimo attacco, con le sirene d’allarme che suonavano a Leopoli, come in tutta l’Ucraina. La prossima tappa di Pieri sarà a Bucha, “città-martire” ucraina che subì un assedio durissimo e violenze efferate all’inizio della guerra, con 630 civili uccisi dai Russi.

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