Cesena, in “cura” 144 uomini maltrattanti romagnoli nei Centri “Liberiamoci dalla violenza”

Prevenzione, monitoraggio e rieducazione. Sono gli obiettivi che si pone di raggiungere il percorso del Centro di accompagnamento al cambiamento per uomini “Liberiamoci dalla violenza”, dell’Asl Romagna. Si tratta di un servizio nato nel 2017 da una direttiva regionale diffuso su tutto il territorio romagnolo, con un gruppo di coordinamento aziendale e otto terapeuti: uno a Cesena e Forlì, due a Rimini e quattro a Ravenna. Si occupa di accoglienza, ascolto, rieducazione e riabilitazione degli uomini «autori di violenza; non violenti». Una precisazione ribadita più volte da Dario Sgarra, psicologo e referente del Centro Ldv, che durante l’audizione tenutasi mercoledì sera nella sala del Consiglio comunale, nella quale ha illustrato il programma di lavoro. Nell’arco del 2024, in Romagna vi hanno fatto accesso 144 uomini, tra i quali 60 a Forlì-Cesena.
In una prima fase di sperimentazione, Ldv assisteva uomini partner di donne che erano state accolte nei consultori o stavano affrontando un percorso di coppia, spinti dalla «volontà di comprendere la fonte, la natura e le possibili soluzioni delle difficoltà all’interno della relazione», ha spiegato Sgarra. L’introduzione del “codice rosso” e di altri meccanismi di segnalazione delle violenze ha portato a una modifica della tipologia di accessi: «Oggi entrano uomini inviati dai loro avvocati a seguito di una denuncia o sottoposti ad ammonimenti. Sono calati gli accessi liberi». Restano esclusi dal percorso riabilitativo, perché di competenza di altre aree dell’Asl e non qualificabili come violenza di genere, le situazioni scaturite dall’abuso di sostanze alcoliche o psicotrope, da patologie psichiatriche e «di soggetti che non abbiano padronanza della lingua italiana, perché impedisce i colloqui».
Il programma
L’attività si articola in diverse fasi. «All’arrivo dell’uomo autore di violenza – ha spiegato il referente del Centro Ldv – si effettuano cinque colloqui per stabilire se sia possibile instaurare un piano di lavoro. Analizziamo la motivazione per riscontrare la progressiva consapevolezza dei fatti compiuti; facciamo una valutazione del rischio e osserviamo il funzionamento psicologico dell’uomo». Il percorso rieducativo è sia individuale che condiviso. «Dal 2023 abbiamo attivato dei gruppi di riflessione. Ci siamo resi conto che il lavoro insieme è più funzionale rispetto al trattamento individuale. La violenza provoca negli uomini che ne sono autori un forte senso di solitudine. Condividere con altre persone problematiche e difficoltà analoghe li fa sentire meno soli e li aiuta ad aprirsi».
Il primo risultato riscontrabile, dopo i primi colloqui, è «la cessazione della violenza fisica, mentre per quella psicologica occorre sempre più tempo».